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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Rossano Pazzagli racconta la “Nobile Arte” dell’Agricoltura

04 marzo 2021

Torino – “L’agricoltura é una nobile arte, senza la quale niuno esisterebbe”. Questa breve frase, coniata nel periodo illuminista, riassume bene gli intenti di uno dei libri più interessanti recensiti dalla nostra redazione, tra quelli riguardanti il mondo rurale. L’autore é Rossano Pazzagli, professore di storia moderna e storia del territorio presso l’Università del Molise, mentre il testo é edito da Pacini Editore.

Pazzagli, che per la stesura di questo testo ha sfruttato a pieno anche la sua esperienza di direttore della Scuola di Paesaggio “Emilio Sereni” affronta problemi relativi all’agricoltura e alla produzione di cibo nell’Italia moderna, un tema di assoluto interesse storico, che costituisce un buon punto di partenza per raccontare le varie fasi del declino della “civiltà comtadina” e del passaggio ad una società industriale e massificata. Non mancano, tuttavia, anche descrizioni accurate di esperienze agricole precise, come quella della Tenuta di Leri in Piemonte, di proprietà del Primo Ministro Cavour, grande sperimentatore e modernizzatore di pratiche agricole, a cui fu particolarmente attento anche durante la sua esperienza politica.

Nel bel testo di Pazzagli, utile non solo per gli specialisti degli studi storici e del paesaggio, si può trovare il racconto di storico di civiltà ed esperienze assolutamente vitali e degne di interesse, ma spesso colpite da cambiamenti sociali ed economici che le hanno profondamente trasformate e ridimensionate.  Queste trasformazioni riguardano anche il paesaggio agricolo , la cui conservazione non dovrebbe essere frutto di un ambientalismo vacuo, ma di una precisa strategia legata al cibo di qualità e alle popolazioni contadine.

La “Nobile Arte” dell’Agricoltura, dunque, trova un racconto e una celebrazione in questo saggio accademico di ottimo livello di Pazzagli. In un Paese che non vede una riforma agraria strutturata dal 1950, é necessario un impegno accademico per provare a trasformare l’agricoltura in modo sostenibile, puntando alla qualità, alla tutela del paesaggio e dei produttori meritevoli. Donato D’Auria