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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Spagna ingovernabile e in mano ai regionalisti

29 dicembre 2015

Spagna ingovernabile e in mano ai regionalisti

Barcellona – Mentre cerco di raggiungere il mio albergo, un onesto due stelle nei pressi del Montjuic, mi imbatto in un gruppo di ragazzi con le maglie dell’Espanyol. A dispetto del nome della loro squadra preferita, imbracciano bandiere catalane completate dal simbolo della coalizione dei partiti della sinistra indipendentista locale. Dopo queste elezioni sentono l’indipendenza vicina, e non lo nascondono. 

Decisamente più triste è l’anziano albergatore che mi ha dato alloggio. Lui è la moglie sono due popolari vecchio stile, che pur vivendo in Catalogna non si vergognano a parlare Castigliano. Più del 30% degli spagnoli ha votato, come loro, Mariano Rajoy. Questi voti non sono stati, tuttavia, sufficienti per riportare al governo il premier uscente, obbligato dalle circostanze economiche a rivestire più il ruolo del Commissario alla spending review che quello del riformatore. 

Rajoy non é stato, tuttavia, l’unico deluso di questa tornata elettorale. Anche il secondo classificato, il socialista Pedro Sanchez, non sarà in grado di formare un governo. Il giovane leader sognava un trionfo sulla falsariga di quello del suo illustre predecessore Zapatero, invece si ritrova nel scomodo ruolo di perdente di lusso, un po’ come il leader di Podemos Pablo Iglesias è quello di Ciudadanos Albert Rivera.

Il verdetto di queste elezioni é sostanzialmente uno: la Spagna non è più dominata da due partiti (Partido Popular e PSOE), ma da quattro, visto che si sono aggiunti Podemos a sinistra e Ciudadanos nella zona di centro destra. Questo equilibrio, unito ad un sistema elettorale senza premio di maggioranza, ha reso il Paese ingovernabile. Le soluzioni sono due: nuove elezioni o compromessi tra molte forze politiche. Il problema è che non si può formare un governo di larghe intese senza i voti di quattro coalizioni regionaliste: quella moderata catalana, quella di sinistra catalana, quella basca e quella galiziana. 

Possiamo dire che queste elezioni generali ci hanno consegnato una Spagna divisa tra tradizione e rinnovamento totale e dubbiosa sul futuro. Il rischio concreto é che la crisi economica si riprenda le redini di un Paese che, con immani sacrifici, era in leggerissima ripresa. L’ipotesi più sensata é quella di nuove elezioni ma qualcuno sarebbe disposto a dare maggiore autonomia a catalani e baschi pur di formare un governo di unità nazionale. 

Mentre tutti i leader politici studiano la situazione e formulano ipotesi, gli amici dell’Espanyol depongono le bandiere della Catalogna ed entrano in un pub per seguire la loro squadra del cuore. In ogni caso non dimenticano il loro nazionalismo e dicono:” Speriamo di farlo sto campionato catalano. Sai quanto sarebbe Figo battere il Barça per un punto?” Luigi M. D’Auria