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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Caos politico in Turchia: momento delicato per tutto il mondo

18 agosto 2016

Caos politico in Turchia: momento delicato per tutto il mondo 

Istanbul – Alla fine é arrivato un provvedimento distensivo. Dopo più di un mese di puro terrore, il Presidente turco Erdogan ha concesso l’indulto a diverse migliaia di persone arrestate con l’accusa di aver preso parte ad un golpe (iniziato e sventato il 15 luglio scorso) contro le stesso Presidente. Difficile sapere qualcosa sull’identità di questi golpisti, che potrebbero anche aver ottenuto questo provvedimento dopo aver fornito informazioni più o meno riservate alla polizia turca. Sicuramente, peró, diversi di loro sono dipendenti pubblici, e dunque membri di una delle categorie più colpite dai rastrellamenti operati dal Governo dopo il fallito golpe.

É molto difficile anche fornire informazioni dettagliate su questo colpo di stato, che ha contribuito in maniera decisiva a creare il panico anche in Occidente, visto che é avvenuto a ridosso degli attentati di Nizza. Tra i due eventi, però, non vi é alcun collegamento. Anzi, nei pochi momenti in cui hanno dato l’impressione di avere il controllo della situazione, i golpisti hanno affermato di aver rovesciato Erdogan per rendere la Turchia più libera e laica. La situazione, però, è sfuggita loro di mano in maniera repentina. 

I media più informati, infatti, hanno fatti subito sapere che molti luoghi strategici erano ancora in mano alla polizia militare (considerata un “feudo” del Presidente). In poche ore, poi, i combattimenti sono finiti in tutte le città più  importanti, senza che i militari che hanno guidato il golpe potessero neanche nominare un autoproclamato governo provvisorio. In maniera altrettanto repentina sono iniziati degli arresti di massa che, con il passare del tempo, sono diventati sempre più simili a delle vere e proprie purghe. Militari, professionisti, membri delle miniranze etniche e religiose, intellettuali e anche sportivi (tra cui l’ex calciatore Hakan Sukur) sono finiti nella grossa rete di una repressione veramente  feroce.

Secondo la propaganda di governo, il principale responsabile del colpo di stato é il filosofo e politico Fethullah Gulen, ex alleato di ferro di Erdogan, ora in esilio volontario negli Stati Uniti. Gulen ha spesso ricevuto apprezzamenti da parte della sua comunità internazionale, soprattutto per le sue idee in materia di politica estera, secondo le quali là Turchia dovrebbe essere contemporaneamente guida del mondo musulmano e membro dell’Unione Europea. Secondo diversi osservatori, però, questo golpe potrebbe essere stato ingigantito dal Governo, desideroso di dare maggiore consistenza alle sue ambizioni di leadership nel mondo musulmano, il cui peso politico é drasticamente aumentato negli ultimi anni.

Nel frattempo, il dossier Turchia é diventato uno dei più scottanti sul tavolo delle diplomazie internazionali, insieme a quelli relativi alle guerre in Libia e Siria. Nelle ultime settimane, é stato palese il riavvicinamento tra la Russia di Putin e la stessa Turchia. Contemporaneamente, la Turchia resta un paese membro della NATO, quindi formalmente alleato dei principali pasi europei e soprattutto degli Stati Uniti. Insomma, la lotta tra le principali potenze musulmane (Turchia, Iran ed Arabia Saudita sono, attualmente, le più potenti) resta un complicato puzzle fatto di operazioni poco chiare e prove di forza reciproche. Purtroppo, peró, tutte le altre potenze internazionali non intendono restare a guardare. Luigi M. D’Auria