Torino – Ancora oggi, a poco più di vent’anni dalla morte, nessuna figura politica italiana resta divisiva come quella di Bettino Craxi. Storicamente, tuttavia, i tempi stanno diventando maturi per una riflessione approfondita sulla sua figura politica, depauperata delle diverse faziosità. Proprio in questi ultimi mesi, infatti, si sono moltiplicati i libri che analizzano la figura politica di Craxi, con la sua ascesa politica che ha segnato in maniera indelebile gli anni Ottanta, quelli del “secondo boom” del nostro Paese, ma anche della crescita vertiginosa del debito pubblico, quelli del rinnovo dei Patti Lateranensi, ma anche di incidenti internazionali mai chiariti del tutto.
A muoversi con perizia tra giornalismo e storia c’é “Controvento”, libro del giornalista politico della Stampa, Fabio Martini (che un anno fa ha fatto scalpore con il suo articolo su un presunto incontro tra Matteo Salvini e Matteo Renzi), edito da Rubettino. Il libro si concentra sulla storia di Craxi, analizzandone la figura a tutto tondo, dall’elezione a segretario del Psi fino a Tangentopoli, con un piccolo capitolo conclusivo sull’eredità politica di Craxi e, più in generale, della tarda Prima Repubblica.
Con il ritmo incalzante della cronaca giornalistica, Martini delinea la figura di un Craxi accentratore e “che non si fidava di nessuno”, ma certamente non autoritario. Vero e proprio “fil rouge” di tutto il libro é la volontà di Craxi di imprimere una profonda cesura nella storia dell’Italia repubblicana, provando a dare una connotazione totalmente nuova al Psi, trasformandolo in una forza riformista di maggioranza, sul modello di diverse socialdemocrazie europee.
Nella sua opera, Martini é anche bravo a delineare gli errori politici di Craxi, entrando direttamente nelle dinamiche di un “sistema” (con la “megalomania” e l’arrivismo che segnarono un’intera stagione politica) che presentava anche dei punti oscuri atavici a tal punto che Craxi arrivò a considerare “normali”, chiedendo di essere inserito all’interno di un sistema di aiuti stranieri ai principali partiti politici italiani.
Il libro di Martini, ben scritto, ha tutte le carte in regola per diventare un testo importante per approfondire la storia politica di Craxi, che in questo testo, più che un “impostore” o un “visionario” diviene quasi un moderno principe machiavelliano, alla ricerca di una leadership chiara e con una visione politica a tutto tondo, non priva di errori, ma che perseguì per un intero stagione politica, in cui Martini identifica, come in molti fatti storici, un’ascesa e un apogeo, seguiti da una caduta. Donato D’Auria