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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

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Il Rebus delle Urne per un’Italia che non cambia

20 agosto 2022

Torino –  Al termine di una legislatura con tre ben crisi di governo, due delle quali risolte con la creazione di un governo di segno politico totalmente diverso rispetto al precedente, il 25 settembre si svolgeranno le elezioni politiche, per la prima volta in autunno nella storia recente della Repubblica.

Le coalizioni principali presenti saranno almeno 4, ma il totale dei partiti ammessi (l’ufficialità dovrebbe arrivare il 22 agosto prossimo) dovrebbe essere di circa 70/80. I simboli presentati, con un campionario di “liste civetta” da far impallidire qualunque commedia di Plauto (commediografo che scherniva il potere ai tempi della Roma dei Gracchi), sono in totale 101.

Nelle prossime settimane la nostra redazione cercherà di analizzare in modo approfondito i programmi e la composizione delle coalizioni che gli elettori troveranno sulla scheda elettorale. In questo articolo, invece, ci concentremeo sulla  legge elettorale Rosato, che insieme al taglio del numero dei parlamentari determinerà la geografia del prossimo parlamento. Una legge elettorale criticata da tutti i partiti principali, che però negli ultimi mesi non hanno fatto nulla per cambiarla.

Sia alla Camera che al Senato il Paese é stato diviso in collegi plurinominali con lista blocccata (in cui i partiti eleggono un numero di parlamentari proporzionale ai propri consensi) e collegi uninominali, in cui viene eletto un parlamentare che rappresenga il partito o coalizione che arrivano al primo posto, come avviene in paesi come la Gran Bretagna. I collegi plurinominali assegnano il 61% dei seggi, mentre quelli uninominali il 37% dei seggi. Con la riduzione del numero dei parlamentari il numero dei collegi uninominali é stato profondamente ridotto (scesi a 147 per la Camera e 74 per il Senato) e la loro estensione aumentata. La città metropolitana di Torino, ad esempio, avrà 5 collegi uninominali: 2 disegnati all’interno della città, uno nella cintura ovest (con il Canavese), uno nel Chierese e nella collina torinese e uno che da Moncalieri e Nichelino (cintura sud) coprirà il Pinerolese, la Val Susa e la Val Chisone.

In un sistema molto esigente con i candidati ma senza preferenze, é evidente come si generi una lotta, tutta interna ai singoli partiti, legata alla possibilità di essere collocati in collegi o posizioni in lista favorevoli, evitando “candidature di servizio” negli ultimi posti del proporzionale o in collegi uninominali sfavorevoli. Si tratta di un meccanismo che, ci duole ricordarlo, tende a ridurre la dialettica interna alle coalizioni ad una collocazione dei candidati in alcuni collegi (con poca possibilità di scelta dei candidati per gli elettori), oltretutto in una politica sempre più “urlata” e povera di contenuti.

Proprio mentre si moltiplicano, nel corso delle settimane, gli appelli al “voto utile” (ovvero alle coalizioni maggiori) ci sentiamo di ricordare come il voto rischi sempre di essere “inutile” se non supportato da profonde motivazioni ideali. Gli stessi partiti, se non mettono al centro una piattaforma programmatica chiara, rischiano di diventare dei “partiti inutili” (secondo una definizione di Damiano Palano e altri studiosi) Luigi M. D’Auria