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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Il “Filo Infinito” di Paolo Rumiz per trovare le Origini dell’Europa

29 agosto 2019

Torino – Non é facile definire l’ultimo libro di Paolo Rumiz, che intreccia tematiche proprie di tutta la produzione dell’autore triestino, come quella del viaggio e della ricerca delle proprie radici, ma unite ad una riflessione profonda e lucida sulle origini della civiltà europea, in particolare sull’incontro fra la componente latina e classica e quella cristiana, compiuta pienamente dai Benedettini nelle loro abbazie nate durante i “secoli bui” dell’Alto Medioevo. Una vera e propria rivoluzione che, secondo l’autore, consentì all’Europa di salvare un patrimonio culturale che divenne il fondamento delle civiltà successive.

Non mancano, ovviamente, i viaggi (e i contestuali racconti dei viaggi stessi, che hanno reso celebre la penna di Rumiz) attraverso l’Europa, in particolare alla scoperta del mondo Benedettino, con abbazie in ogni angolo del vecchio continente, dal Veneto alla Baviera, passando per l’Alto Adige e la Spagna. I colloqui con i Benedettini diventano, nel corso della narrazione, riflessioni sulle differenze fra il mondo medievale e quello presente, portando il lettore a riflettere su temi quali fede, accoglienza e cultura, senza dimenticare la questione del patrimonio lasciato dalla regola benedettina, che con il suo Ora et Labora resta un messaggio potente anche oggi.

Quello che rende davvero unico questo libro, però, é il suo messaggio carico di speranza per il futuro. Ogni parola, infatti, diviene il pretesto per una riflessione più ampia sulla civiltà europea presente, che sembra aver smarrito un orizzonte di cultura e di valori ben definiti. Il dialogo con ciò che resta degli “architetti” dell’Europa unita (prima con il Sacro Romano Impero, poi con l’Unione Europea) diviene, dunque, fondamentale per provare a trovare spunti riguardo la costruzione di una nuova identità europea.

Paolo Rumiz, dunque, si conferma una delle penne più interessanti del panorama nazionale, confermando come la sua abilità di narratore possa adattarsi sia allo stile giornalistico che a quello più squisitamente narrativo. La grande forza di questo testo, tuttavia, non é data solo dalla capacità dell’autore di raccontare grandi storie, ma anche di renderle in grado di ispirare il lettore e, forse, renderlo di nuovo in grado di credere di nuovo nel sogno di un’Europa davvero unita. Donato D’Auria