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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Europa e Agricoltura in Carlo Magno

24 aprile 2020

Torino – Ad aprire la collana “Ritratti di Storia”, edita da Robinson, non poteva che essere Alessandro Barbero. Il grande medievista e divulgatore piemontese si é cimentato con il ritratto di uno dei personaggi più importanti della storia europea, il Re Franco e Imperatore (primo del Sacro Romano Impero) Carlo Magno.

Personaggio importantissimo per la storia europea, il suo lungo regno (dal 771 all’814) segnò l’inizio di una nuova vitalità dal punto di visto economico, politico e sociale dopo i secoli convulsi e difficili che avevano visto il declino e la caduta dell’Impero Romano, almeno in Occidente. La presenza dei califfati e dell’Impero Bizantino, che sarebbe durata per altri secoli, determinò (insieme alla formazione dello stesso Sacro Romano Impero) la nascita, almeno ad uno stato embrionale, di un’idea di Europa come “unità”, sottoposta alla duplice autorità e influenza dell’imperatore e della Chiesa di Roma.

Certamente positivo fu anche il governo di Carlo Magno dal punto di vista agricolo. Le campagne di quasi tutte le regioni d’Europa erano state devastate da secoli di carestie e passaggi di eserciti, con solo i grandi monasteri che esercitavano un’influenza positiva sul territorio, praticando forme di agricoltura tecnologicamente avanzate per l’epoca. Nel IX secolo, con l’affermazione del sistema feudale, si affermarono anche le prime forme di economia curtense.

Nata come entità economica totalmente autosufficiente, la cors medievale si pone come un sistema che esclude la schiavitù dei contadini in favore di un sistema misto, in cui da un lato le terre migliori sono di proprietà signorile (e i contadini le dovevano coltivare a titolo gratuito), ma allo stesso tempo esisteva un sistema di terreni affittati agli stessi villici, che ottenevano anche la possibilità di far pascolare gli animali su terreni comunitari, oltre a praticare una rotazione triennale dei terreni per poter far coesistere agricoltura “specializzata”, sussistenza e pascolo.

L’economia curtense, in un’Europa demograficamente ai minimi storici, portò un rinnovamento necessario alla sopravvivenza dei contadini, contribuendo a creare sia la piccola proprietà agraria, sia un sistema di nobiltà feudale su cui l’Europa si reggerà per secoli, sopratutto in zone come la Bretagna, la Borgogna e la Ruhr, dove la presenza imperiale sarà duratura e poco segnata dall’esperienza comunale. Essa, inoltre, rappresenta un efficace esempio di riforma agraria, di portata storica, in grado di cambiare la struttura sociale di un’entità statale ponendo l’agricoltura come protagonista del sistema produttivo. Donato D’Auria