Il Ruanda : uno dei Paesi più poveri al mondo ma anche uno dei più belli per le sue “ mille colline” ed i suoi paesaggi da sogno. Venticinque anni fa, esattamente il 7 Aprile 1994, il Ruanda visse una delle pagine più drammatiche e brutali della storia dell’umanità : il genocidio in cui persero la vita, barbaramente uccisi, massacrati e mutilati, circa un milione di ruandesi appartenenti all’etnia di minoranza Tutsi da parte di chi deteneva il potere, gli Hutu. 100 giorni senza alcuna pietà, seminando morte e disperazione, a colpi di machete, nel Paese devastato.
Vi sono situazioni della vita, come questo genocidio, che appaiono assolutamente inaccettabili ed impossibili da dimenticare e da superare. Poi vi sono altri momenti, rarissimi e speciali, in cui anche la violenza peggiore subìta, come l’uccisione di un figlio, la mutilazione di un arto, una cicatrice profonda sul volto ed inevitabilmente nel cuore può incontrare quel potere soprannaturale e senza prezzo che è il perdono, che rende possibile amare anche il proprio carnefice. E’la sconvolgente storia di Alice, una donna e madre Tutsi, vittima sopravvissuta degli atti efferati di cui sopra, da parte di Emmanuel, il suo carnefice di etnia Hutu ed il loro incontro, alla fine della detenzione di lui, la sua disperazione, il perdono di lei, ed è storia vera.
A narrarla il film “ Imperdonabile “ del regista Giosuè Petrone che, in occasione della ricorrenza, viene proiettato sabato 6 alle ore 20, presso il SERMIG, Arsenale della Pace, a Torino, con dibattito aperto con il regista. Compassion Italia Onlus, l’organizzazione internazionale che si occupa di adozioni a distanza, ha promosso questo evento, con il patrocinio del Comune di Torino. Dal 1980 Compassion è presente in Ruanda con 820 centri per i bambini che sostengono: circa 71.000 oltre all’impegno svolto a favore della riconciliazione nazionale.
“ Imperdonabile “ è un film che non può lasciare indifferenti, che narra di fatti storici, due etnie a confronto in cui la violenza dei più forti è prevalsa tragicamente, una guerra fratricida da non dimenticare perché la memoria continui ad insegnare alle generazioni di oggi e di domani che la pace è possibile ed il perdono, il linguaggio dell’amore, può esistere, anche a fronte dell’odio più efferato e condannabile. Patrizia Foresto