Torino – Dopo due anni di “silenzio” l’Enrico Letta scrittore è tornato. Nel 2015 l’ex Premier aveva pubblicato “Andare Insieme, Andare Lontano”, un testo che raccoglieva diverse riflessoni sulla politica italiana ed europea, più o meno un anno dopo la fine del suo Governo. L’ultima fatica dell’ex Presidente del Consiglio, invece, si intitola “Contro Venti e Maree” (Il Mulino, 156 pp.) e si occupa quasi solo di Unione Europea. Non si tratta, certamente, di un argomento molto in voga in questo periodo: ogni volta che possono, molti politici non esitano ad imputare diversi problemi del nostro Paese a Bruxelles, visto come un machiavellico centro di potere dove politici e lobbisti cercano di frodare i cittadini degli stati membri dell’Unione.
In questo testo, pensato come una lunga intervista allo stesso Letta, cerca di ribaltare totalmente questo cliché. Pur riconoscendo che l’Unione Europea ha gestito male diverse situazioni negli ultimi anni (crisi economica, politiche agricole, questione migranti), Letta propone una ricetta diversa rispetto a quella di coloro che vorrebbero, di fatto, ridimensionare l’Unione Europea e aumentare il “campo d’azione” dei singoli stati. L’ex Premier (oggi docente all’Istituto di Studi Politici di Parigi) vede in queste problematiche una grandissima opportunità per far crescere ulteriormente il grado di cooperazione tra i Paesi dell’Unione Europea, a suo dire troppo legata al suo stato di semplice “unione monetaria”.
Per Enrico Letta la stretta collaborazione tra i diversi membri dell’Unione potrebbe risolvere diversi problemi insoluti, come quello dell’accoglienza dei profughi che cercano di entrare nell’Ue (nel libro non si parla, in ogni caso, dei migranti economici) attraverso i Balcani o il Mediterraneo. Secondo Letta, sarà impossibile uscire dall’attuale impasse se ogni Paese dell’Unione non farà la sua parte, accogliendo una “quota” dei profughi stessi. Per quanto riguarda, invece, le politiche economiche, l’ex Premier considera la realizzazione di una vera e propria “Unione Economica” il modo migliore per rendere più incisive le politiche comunitarie. Nel libro viene proposta la creazione di un “fondo comune” dei paesi europei per finanziare lo sviluppo tecnologico e e l’istruzione, creando delle politiche comuni a tutti i paesi europei in questi settori dell’economia.
Nel libro, dunque, non mancano le proposte per far crescere gli stati dell’Unione Europea in maniera omogenea, senza “lasciare indietro” nessuno. A nostro avviso, un difetto di queste proposte é la lentezza della loro applicazione. Prima che tutti i Paesi approvino queste proposte potrebbero passare anni. Per rendere veramente efficaci queste proposte l’Ue dovrebbe avere a disposizione un raggio d’azione più ampio rispetto a quello che i suoi membri sembrano disposti a concederle. In ogni caso, solo un piano di riforme strutturato (e non semplici slogan, come il celebre “Rimandiamoli a casa loro” riferito alla questione migranti) può aiutare l’Unione Europea a tornare a crescere. Luigi M. D’Auria