Monaco di Baviera (Germania) – In un’edizione degli Europei di atletica che sicuramente passerà alla storia per la sua collocazione nel calendario (ad inizio agosto, a poche settimane dalla fine dei Mondiali di Eugene e in contemporanea con gli Europei di altre 8 discipline, un esperimento riuscito), la nazionale italiana si è fatta trovare pronta e, per fortuna, le luci sono state certamente superiori alle ombre, anche se in settori parzialmente diversi da quelli delle Olimpiadi di Tokyo.
Dopo un 2022 all’aperto difficile, Jacobs e Tamberi hanno saputo riconfermarsi campioni a un anno di distanza da Tokyo. I tempi e le misure non sono stati di altissima qualità, ma i titoli europei dei nostri due alfieri sono stati ossigeno prezioso per il madegliere e un movimento ancora in cerca di quantità ad alti livelli (come dimostrato da una 4×100 che, senza i titolarissimi, non è riuscita a centrare la finale.
In un Campionato Europeo in cui la marcia azzurra ha fatto meno bene di altre occasioni (solo un bronzo per Matteo Giupponi nella 35 km), ottime risposte sono arrivate nel mezzofondo maschile: Yeman Crippa ha vinto uno splendido oro nei 10.000 metri, al termine di una gara “gestita” dall’inizio alla fine e coronata da un ultimo giro straordinario in rimonta sul norvegese Mezngi. Per l’atleta trentino è arrivato anche il bronzo nei 5000 metri, superato dallo spagnolo Kadir e dal norvegese Ingebritsen, vincitore di due ori e ormai dominatore del mezzofondo continentale (sembra tutto pronto per un duello pauroso con l’inglese Whightman a Parigi 2024). Nei 3000 siepi, poi, c’è stato il ritorno ai vertici di due storiche scuole del mezzofondo europeo: quella finlandese, con l’oro di Topi Raitanen (che non è certamente Lasse Viren, ma che ha condotto una gara di grande acume tattico), e quella italiana, con l’argento di Abdelwahed e il bronzo di Osama Zoghlami, bravissimi e in testa fino all’ultima riviera.
Un bottino di medaglie in doppia cifra (mancava da Spalato 1990) che è stato completato dal bel bronzo della 4X100 femminile, dall’argento di Andrea Dallavalle nel triplo maschile (preceduto solo dal campione mondiale, il portoghese Pichardo), dal bronzo di Sara Fantini nel martello femminile e, infine, dall’altro bronzo di Filippo Tortu nei 200 metri.
Al termine di una stagione 2022 ricchissima di appuntamenti per l’atletica, il 2023 e il 2024 prevedono un ritorno ai calendari “normali”, con Parigi 2024 a chiudere questo strano “triennio” Olimpico. La nazionale italiana di atletica ha prodotto un buon numero di atleti che possono qualificarsi e fare bene alle Olimpiadi. Lavorare sulla qualità complessiva di questo gruppo, favorendo parallelamente la crescita dei giovani talenti, deve essere la bussola di una nazionale che ha le potenzialità per ottenere risultati non troppo lontani dai propri massimi storici. Luigi M. D’Auria