Torino – Il Piemonte è riconosciuto a livello internazionale come una “terra di vini” e parte del successo turistico della regione degli ultimi anni é stato possibile anche grazie al prestigio della viticoltura piemontese. Quando si pensa alle eccellenze di questo settore, tuttavia, si pensa soprattutto ai grandi vini dei territori riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, come le Langhe e il Roero, mentre raramente si pensa alla Provincia di Torino, dove sono localizzati, tuttavia, i territori di ben 6 DOC e di un DOCG. Portici Divini nasce, dunque, per valorizzare e far conoscere questo grande patrimonio enigastronomico e culturale, portando i vini della provincia al centro del territorio, in alcune dei luoghi più prestigiosi della città di Torino.
Nei dieci giorni della rassegna, svoltasi dal 19 al 28 ottobre, gli organizzatori di Fondazione Contrada Torino Onlus (sostenuti dalla Camera di Commercio di Torino, che ha voluto fortemente la seconda edizione della rassegna) hanno cercato di coniugare il gusto e i sapori dei vitigni torinesi con il patrimonio storico e artistico della città, in un dialogo costante tra l’arte e il gusto, senza dimenticare il pubblico e gli operatori del settore. Ristoranti, pasticcerie e bar del centro storico di Torino sono stati infatti al centro di incontri e degustazioni lungo tutta la durata della manifestazione, che per i primi tre giorni é stata abbinata alla kermesse “Vendemmia a Torino”.
Centro nevralgico della rassegna è stato, durante tutta la durata della manifestazione, il cortile di Palazzo Birago, nel centro storico del capoluogo piemontese, dove si sono svolte tutte gli eventi speciali di Portici Divini, oltre alla serata finale, svoltasi domenica 28 ottobre, in cui sono stati premiate 45 aziende vitivinicole e ben 146 etichette, con un occhio di riguardo alle tipicità del territorio legate alla viticoltura di montagna (in Valsusa i vini sono prodotti in una zona di altezza compresa fra i 700 e i 950 metri sul livello del mare) e a quella che consente di salvare zone agricole che altrimenti sarebbero a rischio di abbandono, senza dimenticare i produttori giovani che riscoprono vitigni antichi e autoctoni, anche utilizzano la viticoltura biologica.
Portici Divini si conferma, dunque, una manifestazione gradita sia agli appassionati di vino che a un pubblico meno specializzato, ma comunque attento a conoscere i prodotti d’eccellenza del proprio territorio. Il rapporto tra la città e i territori periferici del torinese é, infatti, uno dei maggiori punti a favore di questa manifestazione, che riesce ad integrare e a far interagire fra loro realtà diverse, ma che hanno bisogno l’una dell’altra per farsi conoscere e per promuovere i propri prodotti e produttori d’eccellenza. Luigi M. D’Auria