Torino – Si é conclusa in maniera positiva la dodicesima edizione di Terra Madre-Salone del Gusto. Il grande evento biennale, organizzato da Slow Food, é tornato alle origini, dividendosi fra gli spazi espositivi di Lingotto Fiere e il vicino Oval, ma non ha dimenticato il recente passato, organizzando diversi eventi nei centro storico di Torino (in particolare nei Giardini Reali e in Piazza Castello) e nella “Nuvola” Lavazza nel quartiere Vanchiglia. Dopo la parentesi all’aperto nel Parco del Valentino (che ha segnato il record di pubblico), dunque, gli organizzatori sono stati costretti a svolgere di nuovo l’evento al chiuso, non sfruttando lo splendido sole di fine settembre che ha scaldato Torino in tutte le giornate della manifestazione, svoltasi da giovedì 20 a lunedì 24 settembre.
All’interno della cinque giorni del Salone, hanno trovato spazio una grande quantità di incontri ed eventi, ma anche di molti produttori venuti a Torino per far conoscere delle realtà produttive locali e spesso poco note al grande pubblico. A differenza delle scorse edizioni, é stato dato molto più spazio ai piccoli birrifici, che nel secondo padiglione di Lingotto Fiere hanno avuto un luogo di degustazione interamente dedicato a loro, la “Piazza della Birra”. Molto presenti anche i piccoli pastifici, provenienti soprattutto dal sud Italia. Mentre nella filiera del grano persistono problemi per i piccoli produttori, legati soprattutto ai “contratti di filiera” con le grandi aziende del settore, non mancano i piccoli produttori che hanno scelto di produrre pasta di qualità. Il prossimo passo, a nostro avviso, dovrà riguardare i piccoli mulini locali, realtà che devono essere recuperate per aiutare i piccoli pastifici.
Invariata, rispetto alle precedenti edizioni, la divisione degli spazi espositivi. Da un lato, infatti, c’erano i produttori italiani, divisi nelle diverse regioni (quest’anno tutte e venti hanno organizzato eventi e degustazioni), mentre all’Oval tutti i produttori stranieri delle condotte Slow Food di tutto il mondo esponevano produzioni totalmente locali e quasi sconosciute in Italia. Nella zona Oval, inoltre, era situato lo spazio dedicato allo Street Food, una mercato sempre più in crescita negli ultimi anni, sia in termini di quantità che di qualità.
Molto interessante e ricco, come nelle scorse edizioni, il panorama delle conferenze, diviso fra le sale di Lingotto Fiere e la Nuvola Lavazza. Non sono mancati gli eventi organizzati direttamente da Slow Food (che ha ribadito, fra l’altro la volontà di continuare ad organizzare incontri e ad impegnarsi per un nuovo sviluppo delle aree interne del nostro Paese), ma anche quelli organizzati da singoli produttori e consorzi desiderosi di farsi conoscere dagli operatori del settore ma anche dai consumatori attenti al cibo di qualità. Molto folto anche il calendario di laboratori, che ha dato la possibilità al pubblico di “mettere le mani in pasta“ e conoscere i processi di produzione dei presidi Slow Food.
Anche in questa edizione, Slow Food non ha tradito le attese degli operatori del settore e del pubblico che, pur in calo rispetto alla passata edizione, non é affatto mancato, garantendo una presenza costante durante tutta la durata del Salone. I problemi organizzativi (gli organizzatori hanno deciso solo all’ultimo di tornare al Lingotto dopo non poche polemiche con l‘amministrazione locale e i gestori di Lingotto Fiere) non hanno certamente giovato a quello che, a tutti gli effetti, è uno degli eventi più importanti per il capoluogo subalpino. Il Salone del Gusto e altri eventi come il Salone del Libro sono delle eccellenze che Torino non può permettersi di perdere e per cui servirebbe, a nostro avviso, uno sforzo organizzativo mirato per evitare inconvenienti e problemi organizzativi ultimi mesi prima dell’inizio degli eventi. Luigi M. D’Auria