Sindaci abruzzesi a Roma: serve una risposta concreta
Roma -Giovedì 2 marzo, milleottocento sindaci e amministratori abruzzesi si sono presentati a Roma per chiedere al Governo misure rapide per aiutare le persone colpite dai sismi e dal maltempo che hanno investito il Centro Italia negli ultimi mesi. Hanno sfilato nel centro della Capitale, fermandosi di fronte ai luoghi più importanti delle nostre Istituzioni, come Palazzo Madama e Montecitorio. Sotto accusa il comportamento del Commissario per l’Emergenza, Vasco Errani, che, secondo i manifestanti, non avrebbe aiutato le popolazioni colpite, e quello del Governo Gentiloni, che non avrebbe messo in atto alcun provvedimento straordinario per la ricostruzione.
Gli amministratori, del resto, si sono presentati a Roma forti di dati concreti: diverse migliaia di persone sono ancora bloccate in alloggiamenti di fortuna, gli allacciamenti con le reti nazionali di gas e luce non sono del tutto ripristinati e diversi comuni ridotti in ginocchio dalle calamità naturali non sono stati inclusi nella “zona rossa”. Il quadro che emerge è drammatico, anche perchè si parla di una regione che non si è ancora ripresa del tutto dal sisma del 2009.
La situazione, purtroppo, è simile anche nelle Marche, nel Lazio e in Umbria: la percentuale di unità abitative provvisorie consegnate rispetto alle richieste è minuscola. Diversi comuni, come Castelsantangelo sul Nera (che ne aveva richieste settanta) e Arquata del Tronto, non ne hanno ancora ricevuta una. Addirittura peggiore è la situazione delle stalle. Quelle marchigiane e umbre sono crollate, quelle abruzzesi sono state rese inutilizzabili dalla neve: molti allevatori stanno pensando di spostarsi con gli animali lungo la costa, dove, tuttavia, mancano i terreni che possono essere adibiti al pascolo.
Anche se a Roma si sono presentati soltanto gli amministratori abruzzesi, il loro grido di dolore non è diverso da quelle degli amministratore delle altre regioni colpite dai sismi di agosto e ottobre e dal maltempo di quest’inverno. Il Governo è chiamato a dare risposte concrete in tempi rapidi, anche attraverso provvedimenti drastici, come quello di affiancare almeno un altro dirigente a Vasco Errani. A nostro avviso, infatti, è impossibile che un solo uomo possa occuparsi di catastrofi diverse, che hanno messo in ginocchio ben quattro regioni italiane.
Sotto accusa, ovviamente, anche la burocrazia, che ha contribuito a rendere inefficaci le norme finora approvate. Molto spesso, infatti, stanziamenti di fondi e permessi per la ricostruzione si perdono nei menadri di uffici diversi, che non fanno nulla per collaborare l’uno con l’altro, rendendo impossibile la vita degli amministratori, ma soprattutto dei cittadini comuni. Rendere più snello l’apparato burocratico in occasione di questi eventi straordinari potrebbe essere il modo migliore per iniziare a cambiare quello di tutto il Paese.
Alcuni amministratori, addirittura, hanno lodato il modello delle casette proposto da Berlusconi e Bertolaso in occasione del sisma del 2009. Un modello che ha avuto il pregio di ridare un tetto alle popolazioni terremotate in poco tempo, costruendo dei veri e propri nuovi insediamenti, ma che, è bene ricordarlo, non ha dato molta importanza ai centri storici (che in queste zone rappresentano la totalità di molti centri), facendo disperdere un patrimonio artistico enorme e, soprattutto, non ricostruendo le case dove la popolazione locale viveva prima del sisma. L’obiettivo del Governo Gentiloni dovrebbe essere quello di far ricredere questi amministratori. Per farlo, però, serve un aiuto vero alle popolazioni colpite, possibilmente in tempi brevi. Luigi M. D’Auria