seguici anche su

Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Urbano Cairo scala RCS in un'estate

19 agosto 2016

Urbano Cairo scala RCS in un’estate

Milano – Il mondo della finanza italiana, impegnato ad affrontare gli effetti dei famigerati stress test, é stato scosso anche dall’incredibile scalata ad RCS di Urbano Cairo, che é riuscito ad assicurarsi il controllo della maggioranza del più importante gruppo editoriale italiano, che possiede celebri giornali (la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera), ma anche di grandi eventi nel mondo dello sport, primo fra tutti il Giro d’Italia.

Sembra passata un’era geologica dai tempi in cui Cairo era uno degli arrembanti consiglieri economici di Silvio Berlusconi. Oggi quel “delfino” é diventato uno degli uomini di punta della finanza italiana, capace di impadronirsi del 59% delle azioni di un gruppo importante a livello europeo, come RCS. Forse esaltato dal grande successo ottenuto, Cairo si é anche autonominato Presidente e AD del gruppo, per guidare in prima persona una fase molto delicata per un gruppo che, oggettivamente, non naviga in acque molto serene.

Questa grande corsa ad RCS é partita a maggio, anche se i presupposti per una scalata sono nati nel momento in cui John Elkann ha annunciato il disimpegno della famiglia Agnelli, uscita dal principale gruppo editoriale italiano dopo decenni (fu l’avvocato in persona a caldeggiare un’operazione che, di fatto, salvó RCS). Come ha ammesso lo stesso Cairo, è stata proprio quella mossa (che ha consegnato al mercato un numero impressionante di azioni) a dar corpo al suo tentativo di scalata, avvenuto con la presentazione di un’OPAS, costituita da un valore di 0,25 euro per azione più la dovuta integrazione in azioni

Unica rivale di Cairo (e del suo grande sponsor Intesa SanPaolo) era la cordata dei cosiddetti “soci storici”, guidata dal finanziere Andrea Bonomi, Andrea Della Valle e dai vertici di Mediobanca. Questi soci, che negli ultimi anni sono riusciti ad uscire indenni da tutte le tempeste che hanno colpito il gruppo. Erano convinti di riuscirci anche questa volta. Tuttavia, il comportamento ambiguo di Pirelli e della famiglia Rotelli, che si sono limitati a mantenere le loro azioni pregresse, ha dato, in sostanza, un lasciapassare a Cairo, visto che Bonomi e i suoi speravano di guadagnare anche il loro appoggio.

Visto l’evolversi della situazione, il successo di Cairo é diventato quasi scontato. Con la migrazione di alcuni membri dell’OPA, l’editore alesaandrino ha raggiunto il 59% delle azioni definitivo. Ora, però, dovrà risollevare le sorti di un gruppo enorme, ma in difficoltà sia dal punto di vista dei ricavi che da quello del prestigio. Obiettivo primario di Cairo é rivalutare i marchi che generano profitti (Giro d’Italia ha guadagnato 25 milioni l’anno scorso, ma il Tour, che é di poco superiore dal punto di vista sportivo, ne ha incassati 110) e provare a salvare il settore editoriale, che vede in seria difficoltà Gazzetta e Corriere. Per lui ed il ed il suo gruppo, ci auguriamo che l’uomo d’affari alessandrino non ripeta gli errori commessi nei primi anni alla guida del Torino Fc (in cui diede spazio a molti grandi nomi rivelatisi poi bolliti), e preferisca la linea seguita negli ultimi anni, in cui ha valorizzato molti giovani e nomi poco conosciuti ma di qualità. Luigi M. D’Auria