Madrid – Dopo cinque tentativi a vuoto, Chris Froome é riuscito a conquistare la Vuelta Espana. Il corridore britannico si era rivelato al mondo proprio nell’edizione 2011 della corsa spagnola, ma da allora aveva collezionato ottimi piazzamento (ben tre secondi posti) e diverse vittorie di tappa, ma non era mai riuscito a centrare il bersaglio grosso. Quest’anno, però, ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, preparando contemporaneamente la Vuelta e il Tour de France. In Francia è parso leggermente meno brillante del solito, ma è riuscito a vincere comunque sfruttando il lavoro di una squadra perfetta, mentre in Spagna, dopo una grandissima prima settimana, ha saputo amministrare il vantaggio grazie alla cronometro di Logono e alla splendida condizione del suo compagno di squadra Poels (suo possibile “erede” come uomo di classifica del Team Sky).
Il vincitore morale di questa settantunesima, però, é stato Alberto Contador. Il corridore madrileno sognava di chiudere la carriera sul podio di Madrid. Non ci é riuscito (Zakarin e Kelderman hanno avuto un rendimento più costante e lo hanno befffato per pochi secondi), ma ha dato spettacolo, attaccando praticamente su tutte le salite presenti sul percorso. La testa libera lo ha aiutato a non temere di poter “rimbalzare” indietro in classifica. Alla fine, il giusto premio per una carriera straordinaria è arrivato alla penultima tappa, dove Alberto ha trionfato sul mitico Angliru, una delle salite più dure del mondo. Nell’anno in cui una leggenda dello sport come Usain Bolt non é stato in grado di chiudere in bellezza la propria carriera, Contador ha dimostrato che é possibile fare bene fino all’ultima gara.
Sul secondo gradino del podio di Madrid é salito, invece, Vincenzo Nibali. Lo “squalo” é riuscito a mantenere un rendimento costante per tutti ventuno giorni di gara, vincendo anche la tappa di Andorra con uno splendido colpo di mano. Tutti gli avversari che hanno provato a scalzarlo (Chaves, Van Garderen, Zakarin, Kelderman) sono stati respinti da Vincenzo (e da una Bahrein Merida decisamente superiore rispetto al Giro d’Italia), che però non é riuscito quasi mai a staccare Froome, che spesso si è concesso il lusso di restare alla ruota di Nibali per guadagnare su tutti gli avversari.
Questa edizione della Vuelta è stata decisamente avara di soddisfazioni per Fabio Aru. Il sardo non é stato quasi mai tra i migliori e nella penultima tappa si é sciolto, finendo fuori dai primi dieci della classifica generale. Il suo rapporto con l’Astana può dirsi concluso (finirà alla Trek Segafredo o alla UAE di Beppe Saronni), anche perché i kazaki hanno individuato l’erede di Fabio in Miguel Angel Lopez, capace di arrivare tra i primi dieci e di vincere due tappe. Non é stata, comunque, una Vuelta amara di soddisfazioni per l’Italia: oltre a Nibali, si sono messi in luce Matteo Trentin (vincitore di ben quattro tappe), Davide Villella, che ha vinto la classifica del miglior scalatore e Gianni Moscon, autore di un lavoro egregio per Chris Froome.
Promossa, in generale, anche gli organizzatori, gli spagnoli di Unipublic, parte del gruppo Aso. Anche se dal punto di vista logistico non sono allo stesso livello di Giro e Tour, sono stati in grado di gestire due arrivi in salita splendidi per Il pubblici ma terribili per i corridori e gli stessi organizzatori a causa delle pendenze e delle strade strette (Angliru e soprattutto Alto de los Machcucos, salita con fondo in cemento con punte del 26%). La logistica sarà uno dei nodi fondamentali del Giro d’Italia 2018, le cui prime tappe si svolgeranno addirittura in Israele (presentazione lunedì 18 settembre). Donato D’Auria