É Chris Froome il vincitore del Tour de France
Parigi – Sono le ore 20 e il bistrot “La Mediterranée”, splendido locale tra i più eleganti del Quartiere Latino viene aperto da tre scapestrati giornalisti affamati e reduci dall’ultima tappa del Tour de France: io, Gigione Magnani e lo spagnolo Manolo, compagno di tante sale stampa. Quando Gigione chiede di brindare a Chris Froome, Manolo rimane un po’ freddino. Non potrebbe essere altrimenti, visto che l’uomo in questione é uno dei ciclisti più “odiati” in Spagna, nazione che non ha mai mandato giù i comportamenti indolenti che lui e Wiggins mostrarono alla Vuelta del 2011, poi persa per mano del carneade Cobo. Diciamo, tuttavia, le cose come stanno: Froome ha vinto questo a Tour con merito, stroncando la concorrenza con una squadra perfetta, una vittoria da ricordare a La Pierre Saint Martin e con una gestione perfetta del vantaggio, quasi da ragioniere. A proposito di ragionieri, passiamo al capitolo Nairo Quintana. Il colombiano si é confermato uno scalatore mostruoso, di un altro pianeta rispetto a quasi tutti, ma, dopo aver perso terreno all’inizio ed esser stato preso a pesci in faccia da Froome a Saint-Martin, non ha mai creduto veramente di poter vincere il Tour e ha pensato a prendersi il secondo posto da primo dei battuti, aiutato da gregari di lusso come uno stratosferico Valverde al primo podio al Tour e Winner Anacona. Solo negli ultimi due giorni Nairo ci ha provato, ma lo ha fatto quasi con paura, intimorito dalla pedalata “a frullata” di Froome, che incassa accuse di doping da chiunque e si becca sputi in faccia dalle stesse persone che hanno difeso la Festina tutta con più di 50 di ematocrito e ciclisti come Lqnce Armstrong. Un consiglio per questi ultimi: nello sport non si applicano due pesi e due misure, quindi cambiate registro.
La cena sta, lentamente, volgendo al termine, quando arriva una sorpresa. Giunge in blocco per la cena di fine Tour la Europcar di Pierre Rolland, uno dei pochi francesi (insieme ai giovani sempre più rampanti Romain Bardet e Warren Barguil) a salvarsi in un’edizione in cui hanno deluso in tanti, in primis Thbaut Pinot, Jean- Christophé Peraud e il baby velocista Brian Coquard. Pierre si dichiara soddisfatto, ci chiede consigli per la cena, ma ci rivela che la tappa di La Toussuire gli é rimasta sul gozzo. Non potrebbe essere altrimenti, visto che solo un super Vincenzo Nibali gli ha negato la vittoria di tappa. Vincenzo é stata, come quasi sempre, l’unico italiano a incidere, ma purtroppo il bis é stato da subito un miraggio (così come per un pur generoso Alberto Contador non é mai stato in grado di lottare per una vittoria che sarebbe valsa la mitica doppietta Giro-Tour), a causa di una squadra non all’altezza e di una condizione non perfetta, sfociata in crisi aperta sulle brevi ma dure salite pirenaiche. Tuttavia, lo squalo ha continuato a lottare e ha ottenuto una vittoria di tappa e un quarto posto finale che, in prospettiva Vuelta, valgono come oro colato.
Andato in archivio questo Tour, voglio lanciare un appello a Chris Froome. Chris, ormai abbiamo scoperto che dietro quella faccia da sfinge si nasconde un uomo come tutti noi, quindi é inutile polemizzare e pensare solo ai dati. Se ci riesci, facci divertire, attacca da lontano e sorprendi i con colpi di mano che puoi fare ma non hai ancora provato. Dimostrerai a tutti che sei un grandissimo e zittirai chi ti considera solo figlio delle tecnologie Sky. E magari, inaugura questo nuovo “stile di vita” al prossimo Giro d’Italia, una grandissima corsa che non hai mai fatto. Luigi M. D’Auria