Il valore di Terra Madre Salone del Gusto 2016
Torino – Un 2016 già ricco di soprese per il Salone del Gusto si é chiuso in bellezza mercoledì 14 dicembre. Presso l’Aula Magna dell’Universita di Torino é stato presentato il progetto “Systemic Event Design”, frutto di una collaborazione tra l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Design Politecnico di Torino, Università e Turismo Torino, applicato all’ultima edizione di Terra Madre Salone del Gusto 2016.
Il progetto ha analizzato l’impatto di questo grande vento dedicato all’alimentazione in base al suo valore ambientale, economico e socio-culturale. Lo studio é stato condotto nel corso di un’annata particolare (quella dello spostamento dell’evento da Lingotto Fiere al Parco del Valentino), pertanto i suoi risultati sono ancora più importanti, perché permetteranno agli organizzatori di capire se la strada intrapresa quest’anno è davvero percorribile.
Davvero rilevanti i risultati in ambito sociale e culturale (la ricerca é stata curata dal Professor Egidio Dansero dell’Università di Torino), che hanno evidenziato lo stretto rapporto tra Slow Food ed educazione alimentare (secondo il 51% dei visitatori), ma anche tra l’associazione e la sua rete di contadini. Secondo lo studio, inoltre, il 54% ha affermato di aver comprato un prodotto al Salone del Gusto. Sicuramente, un dato in crescita rispetto alle scorse edizioni, positivo per i produttori ma non per alcuni operatori del settore, secondo i quali sarebbe meglio puntare su incontri e dibattiti legati al mondo del cibo.
Da non sottovalutare anche o contributo alla ricerca dei delegati di Terra Madre e degli espositori, che hanno espresso giudizi positivi su location, promozione di loro prodotti e possibilità di incontrare persone di nazioni e culture differenti. Per loro, dunque, questa edizione é stata un successo da ripetere anche fra due anni. La pensa così anche il Comune di Torino, che ha intenzione di intensificare i rapporti con Slow Food. L’amministrazione vorrebbe creare una sorta di edizione torinese degli altri eventi della “chiocciola”: Cheese di Bra e Slow Fish di Genova. La presentazione di questo progetto, dunque, é stata anche una bella occasione di incontro tra i vertici di Slow Food e la nuova amministrazione del capoluogo torinese, che intende rafforzare il rapportare tra la città e questi eventi.
Sembra essere venuta meno la decisione della nuova giunta di rompere definitivamente con le “fiere blockbuster”. Torino, negli ultimi anni, é diventata una città sempre più turistica, che ha anche bisogno di grandi eventi per attirare nuovi visitatori, soprattutto stranieri. Rinunciare a questi grandi eventi (che garantiscono alla Città un ritorno economico non indifferente) per non meglio precisate ragioni etiche e di principio sarebbe una scelta miope e nociva per tutto il “sistema Torino”. Luigi M. D’Auria