Torino – È stata un’Olimpiade dalle forti tinte rosa per l’Italia a Pyeongchang. Delle dieci medaglie ottenute dai nostri portacolori, infatti, 6 e mezzo sono arrivate dal settore femminile (il “mezzo” viene dato dalla staffetta mista del biathlon). Se si escludono lo sci di fondo e il pattinaggio di velocità su pista lunga, in tutti gli sport in cui gli azzurri hanno ottenuto una medaglia, le nostre atlete hanno lasciato il segno. In questi casi é difficile fare paragoni (anche perché, purtroppo, i nostri sport invernali presentano carenze di impianti e praticanti sia nel settore maschile che quello femminile), ma è chiaro che in questa edizione dei Giochi le azzurre sono riuscite a non tradire nel momento più importante della carriera di uno sportivo.
Diffcile stabilire chi sia stato il migliore atleta italiano a PyeongChang, anche se le tre medaglie della portabandiera Arianna Fontana (un oro, un argento in staffetta e un bronzo) restano un’impresa rara per il nostro sport. Onore anche a Michela Moioli e Sofia Goggia, entrambe d’oro nello snowboard Cross e nella discesa libera, gare in cui sono riuscite a confermare i pronostici della vigilia, che le vedevano favorite. Splendide anche le prestazioni di Federico Pellegrino (argento nella sprint di sci di fondo e sempre più uomo copertina di una disciplina in sofferenza nel nostro Paese) e Dominik Windisch, che ha dato al biathlon, dove gli azzurri hanno raccolto un po’ meno rispetto alle attese (due bronzi, uno nella sprint individuale e uno nella staffetta mista). Infine, gli altri due medagliati: Federica Brignone, altra donna copertina dello sci alpino, bronzo nello slalom gigante, e Nicola Tumulero, che ha ottenuto un sorprendente bronzo sui 10000 metri di pattinaggio di velocità.
Nonostante sia stata un’edizione molto positiva per l’Italia (per la quinta volta nella storia delle Olimpiadi Invernali i nostri atleti hanno raggiunto la doppia cifra di medaglie), qualche delusione non é mancata. Lo sci alpino maschile, tornato a casa con zero medaglie, dovrà interrogarsi sul suo futuro. Se il quarto posto di Dominik Paris in discesa libera non è un risultato da buttare, nelle altre gare gli azzurri sono stati lontanissimi dal podio. L’attuale sistema della squadra nazionale, forse, andrebbe ripensato, anche se non é facile trovare risorse e uomini in grado di garantire un cambiamento su vasta scala. Ci si aspettava qualcosa di più, inoltre, dal biathlon femminile, settore che ha visto Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi al top della condizione solo nella staffetta mista. Il principale problema dei nostri sport invernali resta, tuttavia, la carenza di impiantistica che consenta ai nostri atleti di allenarsi sempre nel nostro Paese e avvicini un pubblico di amatori più vasto a questi sport “minori”.
Come ogni edizione delle Olimpiadi, Pyeongchang ha consegnato alla storia dello sport grandi personaggi e grandi storie. Non potendole raccontare tutte, ne abbiamo scelte quattro. La prima é quella di Ester Ledecka, oro nel super gigante femminile e nel gigante parallelo dello snowboard, primo atleta in grado di realizzare tale impresa. Poi c’è Marit Bjoergen, vera e propria regina dello sci di fondo, capace di raggiungere il ricordo assoluto di medaglie olimpiche ai giochi invernali, 15. Vero e proprio paladino del “decoubertismo” è stato Pita Taufatofoa, che ha imparato lo sci di fondo nel 2017 pur di portare Tonga ai Giochi. Infine, la squadra di curling degli Stati Uniti, formata da dilettanti, capace di vincere la medaglia d’oro, battendo squadre di professionisti.
Questi Giochi, tuttavia, passeranno alla storia anche per l’assenza del pubblico delle grandi occasioni. Le tensioni internazionali (la contea di Pyeongchang si trova a 50 km dalla Corea del Nord), la posizione periferica degli impianti di gara e la scarsa passione dei coreani per molte discipline olimpiche hanno portato sugli spalti una cornice di pubblico non all’altezza del grande spettacolo offerto dagli atleti. Spetterà ai Giochi di Pechino 2022, ma soprattutto a quelli del 2026 (che si svolgeranno quasi sicuramente in Europa) rilanciare l’immagine un po’ in declino dei Giochi Invernali. Anche l’Italia potrebbe correre per l’assegnazione dei Giochi. Con il declino della candidatura “tirolese” di Innsbrück e Bolzano e con la diffcile fattibilità della candidatura di Milano e della Valtellina, il progetto più credibile sembra essere quello di una candidatura “low coast”di Torino, basata sul rilancio e il recupero delle infrastrutture del 2006. Donato D’Auria