Cervinia (Ao) – Subito dopo il traguardo, Chris Froome si é concesso qualche sorriso e un abbraccio con Wouter Poels, fido scudiero del corridore inglese. Un giorno dopo l’impresa dello Jafferau, il corridore inglese é finalmente entrato nella storia, vincendo il suo sesto grande Giro (terzo consecutivo, come solo Merckx e Hinault) in carriera e centrando la “Tripla Corona”: Giro, Tour e Vuelta, come solo Pantani, Nibali e Contador negli ultimi trent’anni. Il successo più grande di Froome, tuttavia, é stato conquistare gli appassionati italiani, che lo avevano sempre guardato con diffidenza per il suo modo di correre sempre freddo e calcolatore, volto più al controllo della corsa che all’attacco. Quest’anno, invece, Froome ha vinto con un attacco sul Colle delle Finestre, un attacco che ha riportato il ciclismo ai tempi di Pantani e Jalabert, quando spesso le corse si vincevano con attacchi da lontano.
L’ultima settimana di corsa entrerà di diritto nella storia della corsa Rosa. Dopo la cronometro di Trento, infatti, Simon Yates sembrava lanciato verso la vittoria finale. Il corridore di Bury, infatti, conservava un vantaggio di un minuto su Dumoulin e almeno tre su tutti gli altri. A Prato Nevoso, però, il vento è cambiato: Pozzovivo, Dumoulin, Froome sugli scudi, Yates in leggera crisi. Venerdì, sul Finestre, c’è stato quello che Riccardo Magrini chiama il “veglione del Tritello”. Froome mostruoso e in grado di vincere con tre minuti di vantaggio su Pinot, Dumoulin, López e Carapaz, Pozzovivo in crisi (ha perso otto minuti) e Yates alla deriva giunto ad oltre mezz’ora. A Cervinia, invece, tanta stanchezza, ma anche il dramma di Thibaut Pinot, naufragato a oltre quaranta minuti.
É stato un Giro splendido, dunque, per gli appassionati, che ha consegnato tanti temi su cui dibattere, primo di tutti il nuovo atteggiamento in corsa di Chris Froome, costretto a reinventarsi per vincere. Siamo curiosi di sapere se sarà in grado di farlo anche al Tour, dove la concorrenza sarà ancora più serrata. Non bisogna dimenticare, poi, i tanti corridori in grado di mettersi in mostra, come Yates, Lopez, Carapaz, Formolo, Oomen. Il futuro è sicuramente di questi corridori nati fra il 1992 e il 1994. Infine, prima delle pagelle di Luigi Magnani, spazio ai complimenti agli organizzatori, che hanno creato un percorso bello e terribile e fatto ricredere Chris Froome, che in due anni é passato dallo snobbare la Corsa Rosa (ad un evento disse “Giro What?) a piangere di gioia per il successo di Bardonecchia. Luigi M. D’Auria
Le pagelle del Giro d’Italia a cura di Luigi Magnani
Chris Froome 9: Il “keniano bianco” ha compiuto la sua impresa più bella sul Colle delle Finestre, ma più volte è sembrato vicino al crollo. I 33 anni si fanno sentire tutti, ma Froome è ancora il più forte in circolazione.
Tom Dumoulin 6/7: Va bene l’impresa di Froome sul Finestre, ma la tattica di corsa dell’olandese é stata discutibile. Ha attaccato solo a Cortina, tra l’altro senza crederci troppo. Il secondo posto é un risultato molto positivo, ma qualche rimpianto resta.
Lopez e Carapaz 7 1/2: Stesso voto per il terzo e il quarto della classifica, che hanno lottato a lungo per la classifica di miglior giovane. Non sono ancora pronti per vincere un grande giro, ma il talento e le qualità non mancano.
Domenico Pozzovivo 6 1/2: Ci sembra la giusta media fra il “nove” che si merita per il suo Giro (lo scalatore lucano é stato quasi sempre con i migliori) e il “quattro” per la tappa di Bardonecchia, in cui è crollato anche mentalmente
Simon Yates 7: É vero, negli ultimi tre giorni é crollato, ma per diciotto giorni ha incantato. Mai scontato, mai banale, sempre all’attacco, vincitore di tre tappe, l’inglese della Mitchelton-Scott ha iniziato una storia d’amore col pubblico italiano destinata a durare, a nostro avviso, per molti anni.
Fabio Aru e Thibaut Pinot 5: Forse sembrerà strana la scelta di dar loro lo stesso voto. Purtroppo, entrambi hanno commesso i medesimi errori. Il sardo della Uae ha sbagliato completamente la preparazione e non é mai stato competitivo, mentre il francese della Groupama è entrato in forma troppo presto e al Giro non ha mai sconfitto i migliori ed è andato in crisi sul più bello, perdendo un podio che sembrava sicuro.
Elia Viviani 9: Giro trionfale per il veronese della Quick Step, che ha compiuto il definitivo salto di qualità, affermandosi come uno dei velocisti più forti in circolazione. La maglia ciclamino è il giusto premio per il suo Giro.
Organizzazione 9: Nonostante lunghissimi trasferimenti e un percorso durissimo, gli,organizzatori sono riusciti a soddisfare sia i corridori che il pubblico, facendo anche crescere il brand a livello globale. Ottima anche l’organizzazione locale di molte tappe, come quella di Susa e Praia a Mare.
”Vandali di Caselette” 0: Hanno riempito 200 metri di strada d’olio per automobile nel tentativo di fare male ai corridori che affrontavano la Susa-Cervinia e hanno messo anche dei chiodi in un tratto di strada successivo. Il risvolto positivo di questa vicenda é uno solo: questi “fanatici” non hanno danneggiato la Corsa Rosa.