Analisi di un classico della letteratura greca sempre attuale
Ascoli Satriano (Fg) – Mentre il grande scrittore e viaggiatore Paolo Rumiz viaggia alla ricerca degli ultimi brandelli di Appia Antica, il nostro giornale preferisce aprire la sua pagina culturale con un viaggio solo figurato nell’antica Grecia, in particolare nel suo sistema giudiziario, più difficile di quanto possa sembrare. Per esempio, sapevate che allora erano i liberi cittadini a intentare i processi? E sapevate che i giudici, in alcune città, erano migliaia ed eletti a sorteggio all’inizio di ogni anno? Dunque, sappiate che non é un reato non saperlo, ma anche che conoscere come andavano le cose un tempo ci può aiutare a capire come vanno oggi. Il classico di cui parla il titolo é “Per l’uccisione di Eratostene” del logografo greco Lisia. Strana professore, direte, o meglio, vi chiederete cosa facesse di lavoro questo Lisia. Il termine logografo é l’insieme di due termini greci: lógos (che significa parola) e grafòs (che indica il discorso scritto). Letteralmente, quindi, questo termine significa “cucitore di discorsi” e, in buona sostanza, era proprio questo il mestiere del buon vecchio Lisia. Egli era un giurista vissuto a cavallo tra il V ed il IV secolo avanti Cristo, periodo turbolento della storia ateniese, visto che, causa la sconfitta nella lunghissima guerra del Peloponneso che la oppose alla sua arcinemica Sparta, e più volte si trovò a difendere persone in un processo. Proprio questo era il mestiere del logografo: difendere le persone accusate in un processo, proprio come un moderno avvocato. Come abbiamo detto, infatti, erano i singoli cittadini ad intentare un processo e a doversi difendere dalle accuse, facendo un discorso di lunghezza variabile di fronte a tutto il pubblico. Come é logico immaginare, tuttavia, erano in pochi a saper leggere e scrivere, e ancora di meno quelli in grado in grado di mettere insieme un discorso di difesa o di accusa. Dunque, ci si affidava a questi “professionisti della parola” che, dietro compenso, imbastivano un discorso in grado di persuadere in giudici delle loro idee. Anche a livello politico, spesso, era così. Gli eletti, anche nei sistemi democratici come quello ateniese, erano sempre dei ricchi che rappresentavano interessi di gruppi più o meno potenti (accomunati non da una fede politica ma da rapporti di parentela e comune interessi economici) grazie alla forza dei loro discorsi, che dovevano convincere tutto il popolo riunito in assemblea. Tutto ciò fu portato all’estremo quando, all’inizio del IV sec. a.C, iniziarono a girovagare per la Grecia uomini sapienti che affermavano che tutto é relativo e che ogni opinione diviene giusta solo se supportata da un’ottima retorica: erano i cosiddetti Sofisti, la cui radice viene da “Sofos”, uomo intelligente. Se, dopo questo breve articolo, siete curiosi di sapere perché il cittadino Eufileto, difeso dall’autore del testo, aveva ucciso il giovane e aitante Eratostene non vi resta che cercare su internet il testo o comprare un libro che includa questo e altri classici della letteratura greca. Per quanto riguarda, invece, la sentenza, possiamo considerarla un mistero, perché non é mai stato ritrovato l’atto. Luigi M. D’Auria. P. S Si ringrazia per la collaborazione il Professor Giuseppe Mauro