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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Le Ragioni del Sì e del No al Taglio dei Parlamentari

22 agosto 2020

Torino – Manca meno di un mese al referendum costituzionale del prossimo 20-21 settembre. Si tratta di un appuntamento importantissimo dal punto di vista politico, che avrebbe dovuto svolgersi già lo scorso 29 marzo, ma che é stato rinviato per noti motivi sanitari (la certezza dello svolgimento a settembre non é, ad oggi, totale, anche per questioni organizzative di difficile risouzione).

Dopo una votazione positiva in triplice lettura al parlamento, il mancato raggiungimento della maggioranza dei 2/3 all’ultimo voto al Senato ha innescato il processo che ha portato alla richiesta di referendum confermativo da parte di 71 parlamentari. In caso di votazione positiva, il numero di parlamentari verrebbe ridotto in entrambe le Camere, passando da 315 a 200 al Senato e da 630 a 400 alla Camera.

Il taglio dei parlamentari, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle e sostenuto da quasi tutta l’opposizione (in particolare da Lega e Fratelli d’Italia), viene visto dal fronte del “Sì” come un provvedimento che mira a ridurre i privilegi e il numero dei “professionisti” della politica, definita in passato come una vera e propria “casta”. Possibili vantaggi per i cittadini, oltre che il mero risparmio economico sulle casse dello Stato (peraltro risibile sul totale del bilancio della nostra macchina statale), deriverebbero da procedure politiche più snelle, con un lavoro delle commissioni (soprattutto al Senato) che sarebbe più efficace e veloce.

Le ragioni del “No”, non sostenuto  da alcun partito maggiore (anche se non mancano voci critiche verso il Sì nel Partito Democratico) e dato in ritardo nei sondaggi, anche se in parziale ripresa, insiste sulla mancanza di rappresentanza che deriverebbe da una vittoria della parte avversa. Ad oggi, il numero di parlamentari italiani non é superiore a quello dei grandi Paesi europei. Il tema di una “casta” mastodontica e costosa, dunque, non reggerebbe per quanto riguarda il numero di parlamentari, ma sarebbe da ricercare in altri settori della politica, della burocrazia e dell’amministrazione. Alcune voci molto critiche verso questo referendum denunciano addirittura il rischio della creazione di una sorta di “oligarchia”, con minore rappresentanza parlamentare a livello nazionale.
Questa consultazione rappresenta, dunque, un momento importante per definire gli equilibri politici dei prossimi anni. L’assenza di un quorum definito ci obbliga, a nostro avviso, a partecipare tutti ad un importante momento politico, dando il nostro contributo di elettori. Donato D’Auria