Il Comitato Piemonte-Valle d’Aosta della FPI festeggia i cent’anni della federazione
Torino – Domenica 6 novembre il Comitato Piemonte-Valle d’Aosta ha festeggiato i cent’anni della Federazione Pugilistica Italiana. La festa, andata in scena presso la Palestra Baroni, sita a Torino in Via Spoleto, é stata una grande occasione per riunire campioni del passato ma anche del presente, per la gioia degli appassionati della “Nobile Arte”. Erano presenti, infatti, tutti i campioni italiani piemontesi e valdostani della storia. Presenti il Presidente del CONI piemontese Porqueddu e l’assessore allo sport del Comune di Torino Finardi.
La premiazione, come era facilmente immaginabile, si é protratta per oltre tre ore. Ognuno, infatti, ha raccontato ai duecento spettatori presenti diversi aneddoti, che si sono poi moltiplicati nel corso della grigliata che ha seguito la premiazione. Tra un racconto e l’altro, nel corso della serata, i presenti hanno potuto ricordare o conoscere tutta la storia della boxe piemontese (vera e propria fucina di campioni italiani) e, in un certo senso, di quella nazionale.
Nel corso della serata, la nostra redazione ha potuto incontrare Potito Di Muro, pugile originario di Ascoli Satriano (cittadina in Provincia di Foggia), ma torinese d’adozione da quarant’anni. Classe 1954, Potito ha ottenuto importanti risultati da dilettante, ma nel corso della serata Potito é stato ricordato per essere stato il quarantunesimo campione italiano dei pesi piuma. Mantenne la corona dal 5 settembre del 1979, quando sconfisse il sardo Caredda al Forte Village di Santa Margherita di Pula, al 26 dicembre dello stesso anno, quando fu sconfitto a Lugo dal pugile locale Alfredo Mulas. Chiuse la sua carriera da professionista nel 1983, con un bilancio di 14-13-7.
Oggi Potito é ancora appassionato di pugilato e lavora ancora nel mondo dello sport: vende articoli sportivi vicino allo Stadio Olimpico. Come detto in precedenza, però, non dimentica il suo primo amore. Grazie al suo marchio “Titus Boxe” segue ancora diversi giovani pugili, accompagnandoli nel loro percorso di crescita. Per lui, cresciuto con metodi di allenamento tradizionali, la base dell’allenamento di un buon pugile é costituita ancora oggi da un’ora di corsa e da tre riprese di corda in palestra.
Non tutti, però, sono d’accordo e seguono questi allenamenti. Secondo Potito, diversi ragazzi dotati di perdono perché sono male consigliati dai loro tecnici e pertanto si perdono troppo in fretta. Potito, comunque, va avanti per la sua strada, aiutando anche un ragazzo detenuto a seguire la sua passione. Per lui, al di là dei pregiudizi, il pugilato può avere un grande valore formativo. Donato D’Auria.