Reportage dall’EXPO: piacevoli sorprese e qualche delusione
Rho (Milano) – Per la seconda volta in tre settimane giungo nella splendida stazione di Rho Fiera Milano, un gioiellino ampliato e migliorato in occasione dell’Esposizione. Sei binari e grande efficienza per quanto riguarda gli spazi, ma ci sono grandi possibilità che, diminuito il flusso di persone, questa stazione diventi una vera e propria cattedrale nel deserto, visto anche che due binari, quelli attualmente utilizzati dai treni Frecciarossa e Italo, non vedranno più il passaggio di alcun convoglio. Visto, tuttavia, che il direttore aspetta il mio pezzo, non devo perdermi in divagazioni e raggiungere, appena entrato, il Palazzo Italia, considerato da molti il cuore dell’Esposizione. Devo essere sincero: negli infiniti spazi del Palazzo Italia ho trovato solo delusioni. Infatti, non ho trovato molto bella l’idea di dare spazio solo alle testimonianze di grandi industriali del mondo del cibo. Se é vero che le grandi multinazionali contribuiscono a nutrire il pianeta, é altrettanto vero che nel nostro paese sono tantissime le piccole realtà agricole che resistono alla crisi tirando la cinghia. Sarebbe stato bello sentire le loro testimonianze. Nella sala successiva erano allestiti degli specchi che facevano vedere le bellezze paesaggistiche del nostro Paese. Tutto sommato questa sala era il meno peggio rispetto a quella in cui erano presentate nicchie produttive del nostro agroalimentare. Ora, é giusto far sapere al pubblico che con le tecnologie attuali si può coltivare il basilico sott’acqua e produrre funghi dai funghi dai fondi di caffè, ma le eccellenze italiane sono ben altre. Per esempio, avrei sicuramente preferito sentire le testimonianze di un produttore di vero Castelmagno piemontese e di arance siciliane biologiche, ma forse sono io che sono medioevale. Ciliegina sulla torta (negativa) sono stati i “Grifi” di Ascoli Satriano, comune dei Monti Dauni. Questa splendida statua di età Ellenistica é stata posizionata in un luogo difficilmente visibile dai visitatori. Ora, piuttosto che “ammucchiare” e non utilizzare le bellezze del nostro territorio, sarebbe stato meglio fare un’ulteriore selezione. Per quanto riguarda gli altri Padiglioni, (quasi) solo belle sorprese. Molto belli i Padiglioni di Polonia e Austria, che simulavano delle foreste tipiche dei rispettivi territori. La vera sorpresa di giornata, però, é stato il Padiglione israeliano, concepito come un grande show dedicato al mondo della tecnologia applicata all’agricoltura. Prima di concludere la mia giornata con un ottimo chinotto prodotto nello Zimbawe, ho visitato il Padiglione di Cibus é Italia, presentato da Federalimentare. Anche questo Padiglione mi é sembrato una grande vetrina solo per le grandi aziende e non per quei piccoli produttori che, nella maggioranza degli Stati del mondo, sono il vero motore del settore del cibo. In conclusione, se l’Italia non é stata protagonista in positivo per quanto riguarda la bellezza dei temi trattati nei Padiglioni, speriamo che si distingua in positivo, invece, per quanto riguarda il dopo EXPO. Infatti, se quell’immensa area non sarà sfruttata a dovere, la ruggine trasformerà le bellezze di oggi negli “eco-mostri” di domani. Luigi M. D’Auria