Reportage dagli Euoropei Under 23: Galbieri illumina giornata amara per i colori azzurri
Tallinn – Mentre un arcobaleno fa capolino sopra le teste di tutto il pubblico presente allo stadio Kadriorg (a dir la verità non così numeroso), il programma di questa seconda giornata si avvia verso la conclusione ( le finali di 100 maschili e femminili saranno raccontate nel prossimo reportage), io è Gigione Magnani sospiriamo, mentre persino un simpatico giornalista georgiano sorride vicino a noi in sala stampa per una medaglia quasi certa. Non è stata, infatti, una giornata soddisfacente per i nostri colori (come al solito, e io non sono un’eccezione, chi nomina la parola “Rinascimento” applicata all’atletica italiana incappa in un tragico errore), motivo per cui per parlare di grande atletica sarò costretto a parlare molto di atleti stranieri,come un cronista senza emozioni visibili del “Sunday Times” dei tempi di Sherlock Holmes. La mattinata non era, in realtà, iniziata male per gli azzurri: Lorenzo Perini (110hs) e Alessia Trost (alto) si erano qualificati senza troppi patemi, mentre Desirée Rossit mi aveva sorpreso qualificandosi alla finale dell’alto con un percorso quasi netto. Purtroppo, però, le cose sono peggiorate con il passare del tempo: male gli ottocentisti, che non mostrano gli attributi in batteria che, invece, si decidevano proprio con la rabbia agonistica. Male anche i duecento, dove i nostri non si fanno vedere dalle telecamere, ma nemmeno sentire a livello di prestazioni. Splendida, invece, la gara dei 20 km di marcia maschile dove, dopo alcune schermaglie iniziali, fuggono dal gruppo il russo Markov tallonato dal super favorito spagnolo Martin. Dietro si batte il nostro Vito Minei (che dopo gli allenamenti fa il contadino e chiuderà con il personale), che però non riesce ad approfittare di una squalifica e viene battuto anche dal russo Parshin, oltre che dai due fuggitivi. Delusioni cocenti, per i nostri colori, nelle gare in cui confidavamo nella medaglia: sto parlando del triplo e dell’asta femminile. Nella prima, dà spettacolo la lituana Dzindzeletatite, che con un magnifico 14.23 corona una gara regale fin dall’inizio. Tra le nostre, quarta una buona Darya Derkach (anche se i due nulli sui salti impostati meglio gridano vendetta), settima una apatica Ottavia Cestonaro e ottava Silvua La Tella che deve far tesoro di questa esperienza per migliorare e salire davvero a livello di eccellenza. Nell’asta femminile, mentre le svedesi Bengtsson e Mejer danno spettacolo, la nostra Sonia Malavisi entra in pedana solo per commettere un fatale triplo errore già a 4.25, gettando al vento un intero anno di preparazione. Infine, due gare splendide ma,purtroppo, senza italiani in gara. La prima, la più lunga del panorama di corsa femminile, sono i 10000 metri femminili, dove, al termine di una lunga fuga l’olandese Vastenburg batte allo sprint l’inglese a Rhona Auckland (ricorda un po’ la prima Paula Radcliffe nelle movenze e, anche, per il carattere), mentre per il terzo posto l’altra inglese Wright fa piangere la rumena Florea rimontandola nel finale. Nel salto in lungo maschile, invece, vince il tedesco Heinle con 8.14, battendo di 14 centimetri il ceco Juska e il georgiano Khorava ( e qui il nostro compagno di sala stampa perde l’aplomb professionale e tira fuori una bandiera locale) di 17. Urgono cambiamenti di politiche (soprattutto al sud, ancora legato ai campi CONI del boom economico) e presenza di talenti per far riemergere la nostra atletica che, oramai, vince poco anche in Europa. Mentre ragiono di queste cose, tuttavia, arriva il lampo inatteso. Giovanni Galbieri, entrato in finale dei 100 metri con il primo tempo(uno splendido 10.20), è il più lucido nella finale e batte al filo del rasoio il bulgaro Dimitrov e il francese Anouman. Una vittoria splendida che, abbinata ai successi del giovanissimo Tortu, fa tornare ai massimi livelli continentali la velocità azzurra. Luigi M. D’Auria