Parigi – Il ciclismo mondiale, forse, ha un nuovo padrone. A neanche 23 anni, lo sloveno Tadej Pogacar è vincitore del Tour de France per la seconda volta consecutiva, oltre che ultimo vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi. Scalatore sopraffino, cronoman formidabile, il prodotto della Uae Emirates ha fatto sembrare degli esordienti i suoi avversari per la vittoria finale, letteralmente dominati fin dalla quinta tappa, con una facilità di accelerazione in salita che ha ricordato quella di autentiche leggende.
Il Tour de France 2021 è stato, nonostante la lotta molto poco aperta per la maglia gialla, un’altalena di emozioni, con tante fughe andate in porto (leggendaria quella della settima tappa, con gruppo spezzato e corridori come Van Aert, Van der Poel e Nibali) e diversi vincitori in solitaria, tra cui scalatori come Mohoric e Konrad. Peccato per le mancate vittorie degli italiani, nonostante i piazzamenti di Colbrelli, Nibali e Cattaneo, autore di un ottimo Tour.
Nella classifica generale, con il crollo di tanti favoriti, anche a causa delle cadute (si pensi a Thomas e Roglic), c’é stato spazio per delle sorprese. Il talentino danese Vingegaard, partito come gregario di Roglic, ha avuto via libera e ha chiuso con un podio che può essere il trampolino di lancio della sua carriera. Tra i diversi capitani della Ineos, alla fine, l’unico in grado di essere competitivo é stato Carapaz, in grado di andare a podio, confermando la sua solidità. Tra i francesi, padroni di casa, Alaphilippe si conferma fortissimo ma non in grado di competere sulle tre settimane, mentre Gaydi dovrà migliorare a 360 gradi per dire la sua.
Tra le note negative, sicuramente le cadute e il doping. Alcune tappe sono state una mattanza, fra tifosi (o presunti tali) irrispettosi e una disorganizzazione che il Tour negli ultimi anni ha spesso palesato, paradossalmente molto più nelle tappe in pianura che in quelle di montagna. Per quanto riguarda il discorso doping, alimentare la cultura della “presunzione di colpevolezza”, con perquisizioni che non portano alcun risultato concreto. Piuttosto, servono regole chiare, per evitare quelle zone grigie che aiutano alcuni Paesi a discapito di altri, con un codice di condotta internazionale vero. In ogni caso, chi ama veramente il ciclismo non si farà condizionare e, nonostante i possibili scandali, sappiamo già che nel 2022 saremo ancora incollati di fronte allo spettacolo di Alpi e Pirenei. Luigi M. D’Auria