Torino – Dopo venticinque giorni frenetici, caotici (e in alcune fasi anche vagamente isterici) l’Italia ha un nuovo governo. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni (la prima donna a ricoprire il ruolo, e questo non può che essere un dato storico) sarà il sessantottesimo della Repubblica, e si prepara a ricevere la fiducia delle Camere ad inizio prossima settimana.
Nonostante un numero di incidenti di percorso abbastanza rilevante, la formazione del governo é stata in realtà abbastanza lineare, soprattutto dopo le consultazioni lampo al Quirinale: la Presidenza della Repubblica ha chiesto al centro-destra un esecutivo in tempi brevi e lo ha ottenuto.
La lista dei ministri é stata seguita dalla classica serie di polemiche delle opposizioni, ma é in realtà coerente con quanto affermato dalla Premier nelle ultime settimane: rappresentanza delle forze politiche di maggioranza, alcuni fedelissimi del primo ministro (come Francesco Lollobrigida all’agricoltura) e alcuni tecnici affini culturalmente alla destra (come Giuseppe Valditara all’Istruzione e Gennaro Sangiuliano alla cultura). Viene riproposta anche la figura dei vicepremier, che in questo caso sono Matteo Salvini e Antonio Tajani.
In una situazione economica, sociale e politica complicata come quella attuale, Giorgia Meloni ha formato un governo che dovrà dare risposte concrete a problematiche concrete. In questo senso, si spera che alle nuove etichette (“Ministero dell’Istruzione e del Merito”, “Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare”) presentate ieri faccia spazio la concretezza dell’attuazione di provvedimenti urgenti per il nostro Paese.
Nei prossimi mesi, che saranno inevitabilmente occupati dalla politica estera (con l’atteggiamento ambiguo di una parte del governo che terrà sicuramente banco) e da una manovra complicata da finalizzare (“Non realizzeremo molte delle proposte della destra in questi primi mesi” ha dichiarato giorni fa Giovanni Donzelli, uno dei fedelissimi di Giorgia Meloni), le scadenze del Pnrr richiedono una nuova centralità anche per le tematiche dell’agricoltura, dello sport e dell’istruzione: la corretta spesa dei fondi europei, che necessariamente dovrà essere condotta dai ministri in carica, potrà rigenerare anche settori della società italiana troppo spesso dimenticati nel dibattito pubblico.
Infine, sarà interessante capire il rapporto fra il vecchio e il nuovo esecutivo, fra ministri che elogiano Draghi nonostante i distinguo dei rispettivi leader in politica estera, e Fratelli d’Italia che, pur provenendo dall’opposizione, ha de facto condiviso tutte le politiche del governo in tema di politica estera e atlantismo. Tra le incertezze di Salvini e Berlusconi nell’ accettare la leadership di Meloni e un “Nonno al servizio delle istituzioni” che salutato la stampa internazionale con un sibillino arrivederci, non è assolutamente certo che questo esecutivo riesca a completare la legislatura. Luigi M. D’Auria