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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

A Sestriere Aru firma l'impresa, mentre Contador ipoteca il Giro

30 maggio 2015

A Sestriere Aru firma l’impresa, mentre Contador ipoteca il Giro

Sestriere (Torino) – Mentre il pubblico lascia soddisfatto Sestriere, lo e Gigione Magnani, prendiamo un aperitivo presso l’ultimo bar aperto del centro della rinomata località sciistica. Da un lato lo facciamo per piacere, ma dall’altro lo facciamo per ritardare la partenza del nostro ultimo viaggio a bordo di Ignazia, nome che abbiamo dato alla sua vetusta Ford Ka, dato che domani effettueremo gli spostamenti tra la partenza di Torino e l’arrivo di Milano in treno. Come avrete capito il sipario sta per calare su questa splendida novantottesima edizione del Giro d’Italia, ma l’ultima tappa di montagna ha regalato uno spettacolo degno di una sceneggiatura cinematografica o di un romanzo del grande Gianni Mura. Il vincitore di tappa è stato Fabio Aru, finalmente in grado di mettere in crisi un Alberto Contador visibilmente stanco e provato, ma in grado di conservare una maglia rosa meritatissima. La giornata è iniziata al chilometro 32, quando poco dopo Settimo Vittone è andata via la fuga, che vedeva tra i suoi componenti buoni corridori come Zakarin e Izaguirre. Alle pendici del Colle delle Finestre, Cima Coppi di questo Giro, sono stati proprio questi due a scattare alla ricerca del colpaccio. Dietro il gruppo era ridotto ad una trentina di unità già a Meana di Susa, dato che la maggior parte dei corridori era troppo stanca per pensare di resistere ai quarantacinque tornanti della salita. Mentre Zakarin si involava solitario, il gruppo si staccava in due tronconi sotto la spinta di Kruijwik e Hesjedal, che si portavano dietro la Maglia Rosa Contador, braccato a uomo dai due capitani dell’Astana Aru e Landa, oltre che dal loro gregario Kangert, Pirazzi, Inxausti e un finalmente pimpante Uran. A 5 chilometri dalla vetta uno degli scatti che cambiano la corsa: Mikel Landa parte con uno scatto imperioso non seguito da nessuno e mandando in crisi i due outsiders Pirazzi e Inxausti. Pochi chilometri dopo un altro attacco decisivo questa volta portato da Hesjedal, seguito a ruota da Uran. Dietro Contador e Aru ai guardavano per una decina di secondi, con il sardo che dopo aver preso un paio di metri decideva di tentare il tutto per tutto provando a stare dietro al gruppo di contrattaccanti. Allo scollinamento passava primo Landa con a ruota Zakarin, quaranta secondi dietro arrivavano Uran ed Hesjedal con Aru dietro di due secondi, mentre Contador si trovava a bagno maria tra questo gruppo e quello composto da Caruso, Amador, Monfort, Geniez, Konig e Diego Rosa. Dopo la discesa, in un tratto relativamente pianeggiante, mentre ad ogni tifoso i battiti cardiaci raggiungevano quota 2 milioni, il quartetto di Aru andava a riprendere la testa della corsa nei pressi di Pragelato, appena prima dell’inizio dell’ultima salita. Qui Landa imponeva un forcing pazzesco, che staccava Zakarin in crisi di fame e il poi quinto Krujswik, ma l’attacco decisivo lo ha portato Fabio Aru ai meno tre: uno scatto imperioso che gli ha regalato tappa, secondo posto in generale e maglia bianca. A oltre due minuti la maglia rosa che precedeva di un soffio il gruppo di Amador, che con il sostegno di tutto il suo Costa Rica difende con le unghie con i denti il quarto posto dagli attacchi di Hesjedal. Insomma, quella di oggi è stata una tappa che ha emozionato tutti gli appassionati presenti (compresi io e Gigione Magnani) che, anche se solo i posteri potranno pronunciare l’ardua sentenza, potrebbe essere ricordata per sempre come una delle più grandi vittorie di Fabio Aru. Luigi M. D’Auria