Torino – Con un’intervista di Massimiliano Borgia a Eliana Liotta, dedicata a come il mondo della comunicazione debba approcciarsi al racconto della nutrizione, si é chiusa la settima edizione del Festival del Giornalismo Alimentare. Un’edizione di rinascita e di ripartenza, dopo le difficoltà organizzative dell’edizione del 2021 (svoltasi ad ottobre, primo evento torinese post-covid nel settore dei festival), che ha riportato il Festival nella cornice di Lingotto Fiere, ad ideale conclusione di un maggio torinese ricchissimo di eventi.
La seconda giornata del Festival é stata dedicata in particolare al mondo del giornalismo e alle sue prospettive. La professione giornalistica ha subito una trasformazione epocale negli ultimi quindici anni, e la pandemia ha dato il colpo decisivo a questa accelerazione. La necessità di reinventare il modo di fare comunicazione (anche dal punto di vista prettamente lavorativo, si pensi al mondo degli uffici stampa) investe, ovviamente, anche il mondo del cibo, con la necessità di coniugare il racconto del cibo di qualità con quello di un cibo che manca o che potrebbe mancare, anche nelle sue materie prime fondamentali (come cereali e olio).
Il Festival, dunque, si é presentato in una veste rinnovata, molto ricca di laboratori pratici. Si tratta di un’evoluzione positiva, che ha investito quasi tutti i settori del mondo del cibo. Rispetto alle edizioni del passato, inoltre, riteniamo che ci sia anche lo spazio per ridare vita a dei “press tour” sul territorio, insistendo sul concetto di Torino come possibile “capitale del cibo”.
L’ottava edizione del Festival del Giornalismo Alimentare si svolgerà dal 23 al 25 febbraio 2023, ritornando alla sua collocazione classica nel calendario di eventi torinesi e a un formato su tre giorni. Le possibilità di dare una prospettiva ulteriormente internazionale é, a nostro avviso tangibile, anche coniugando la prospettiva locale e di racconto delle piccole realtà produttive (come il GiardinOrtoFruttetOliveto di Mezzana della Terra, pronto a dare il proprio contributo) con i grandi scenari internazionali. Donato D’Auria