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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Benito Quaglia racconta la Civiltà Agricola dei Colli della Daunia

13 maggio 2021

 

 

Candela (Fg) – Nella biblioteca di testi che raccontano i ritmi e le regole della civiltà contadina del Subappennino Dauno e del Tavoliere, non può mancare una piccola lettura di recente pubblicazione: “Il Progresso della Tradizione. L’Evoluzione del mondo agricolo Candelese tra ‘800 e ‘900”. L’opera, scritta dall’operatore culturale Benito Quaglia, nasce come intervento ad un convegno sulla progressiva meccanizzazione dell’agricoltura a cavallo fra due secoli, ma diviene un vero e proprio spaccato sul mondo rurale della Candela di fine XIX secolo.

Candela, centro che funge da collegamento fra i Colli della Daunia e il Tavoliere, era punto d’arrivo di un importante tratturo che partiva da Pescasseroli, in Abruzzo. La presenza di questa importante via di comunicazione fu un volano per lo sviluppo di un vero e proprio “mondo” agricolo complesso e moderno, che includeva grandi possidenti, affittuari di enormi masserie, piccoli proprietari locali e moltissimi braccianti.

Con la decadenza della Transumanza classica, a inizio XX secolo, si assiste a quello che l’autore definisce come il “progredire nella tradizione”: i ritmi della civiltà contadina non cambiano in modo significativo, ma emerge sempre di più una forma di nuova “imprenditoria rurale”, che avvicina  Candela alle grandi realtà agricole del periodo. Le tradizioni di questo periodo furono in parte dimenticate, per poi essere recuperate con lungimiranza da produttori come Generoso Siconolfi, che ha riportato in auge la tradizione del Grano Arso, che nasce dalla “spigolatura” delle spighe rimaste nei campi, mentre oggi si pratica la tostatura delle spighe (in realtà le spighe bruciate erano solo il 30% nella realizzazione della farina, oggi ci si attesta su percentuali intorno al 10%), insieme a piccoli produttori del territorio e dei territori limitrofi, come Mezzana della Terra di Ascoli Satriano.

L’opera di Benito Quaglia, dunque, rappresenta un bel punto di partenza per le riflessioni di questo giovane operatore culturale, attivissimo per il recupero delle tradizioni candelesi e agricole del luogo. Il nostro augurio, come testata, é quello di riuscire a recuperare l’area della partenza e arrivo del tratturo a Candela, ridando dignità a questa antica via di comunicazione come asse portante di un turismo rurale e consapevole. Donato D’Auria