Torino – A vent’anni dalla morte, la figura politica di Bettino Craxi continua a dividere e ad infiammare il dibattito politico italiano. Perennemente in bilico fra il ruolo di “statista” e quello di “ladro”, quasi gangster, le valutazioni su Craxi sono sempre sbilanciate, da un lato e dall’altro, con le due parti che tentano una riabilitazione in toto della sua figura o un affossamento della sua immagine di leader e delle sue scelte politiche.
A vent’anni dalla morte, tuttavia, i tempi sembrano essere abbastanza maturi per iniziare una riflessione storiografica obiettiva sulla figura di uno dei leader più iconici della Prima Repubblica. Tra le fonti utili per approfondire il clima di quegli anni e la figura di Craxi c’é sicuramente “l’Antipatico”, libro di Claudio Martelli (edito da La Nave di Teseo) un testo che é in parte una biografia del Craxi uomo e politico ( raccontata da quello che molti reputavano il suo “delfino”) e in parte una riflessione sul mondo politico italiano della fine della Prima Repubblica e sulle motivazioni ideologiche delle scelte politiche di Craxi.
Anche se il testo vuole, naturalmente, riabilitare in parte la figura di Craxi, coglie nel segno nel porre degli interessanti quesiti sulla filosofia politica che riguardano tutti noi. Craxi, più che un politico corrotto, diviene quasi un moderno “Principe” machiavelliano, un uomo certamente pronto a tutto per ottenere il potere, ma anche abile a scegliere le proprie mosse nella “partita a scacchi” della politica nazionale e internazionale.
Claudio Martelli mette il lettore di fronte a un dilemma che riguarda tutte le democrazie, dalle più antiche a quelle attuali, cioè se sia preferibile un politico onesto, ma non necessariamente competente, ad un politico abile e in grado di guidare in maniera accorta il proprio Paese (Craxi si fece promotore di mosse coraggiose e senza precedenti in politica estera, pensiamo a Sigonella e al rapporto privilegiato con gli Stati arabi più moderati) ma disposto ad accettare compromessi con un “sistema” che presentava al proprio interno “zone d’ombra” difficili da chiarire.
La risposta, chiaramente, é individuale, ma anche sempre attuale, perché é un dilemma che supera la figura dello stesso Craxi e arriva anche ai giorni nostri, dato che la politica attuale, spesso pronta a gridare all’onestà a tutti i costi ma non sempre competente, ci costringe a rivalutare le figure politiche del passato, o quantomeno a rileggerle e a guardare le conseguenze delle loro azioni con un occhio più attento e con maggiore attenzione. Luigi M. D’Auria