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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Torna il terrore del terrorismo la responsabilità é anche nostra?

15 novembre 2015

Torna il terrore del terrorismo: la responsabilità é anche nostra

Parigi – Un bar brasseria, due ristoranti, un teatro e una partita di calcio internazionale: sono stati questi i nuovi obbiettivi dell’ISIS a Parigi. L’attentato al giornale satirico “Charlie Hebdo” fu diverso, visto che erano stati colpiti professionisti della satira che, quasi come coloro che finiscono sotto scorta, sapevano di “rischiare” perché le loro vignette urtano la “sensibilità” di criminali e pazzi, mentre i 129 morti (bilancio ancora provvisorio) di questa nuova strage erano ancora più inermi, perché sono stati colpiti in un momento di svago o, per meglio dire, di normalità

 

Subito sono arrivate le reazioni di tutto il mondo. Molti hanno semplicemente scelto di pregare per le vittime e le loro famiglie, qualcuno si é chiuso in un silenzio rispettoso, pochissimi (per fortuna) si sono accusati vicendevolmente di complicità morale. Purtroppo per loro, i politici non possono rimanere in silenzio o prendersi del tempo per riflettere in una casa in montagna o davanti alla televisione. Loro, in quanto rappresentanti degli elettori, devono agire senza perdere tempo. Già, ma reagire come? Cosa fare? A queste domande non si può certo rispondere adesso. In ogni caso, che scrive é convinto che per prima cosa l’occidente debba pensare a tutte le sue azioni in  Medio-Oriente negli ultimi anni. Di errori ne abbiamo commessi e questo articolo vorrebbe, senza troppe pretese, provare ad elencarli. Per l quanto riguarda le proposte, invece, ci sembra troppo avventato affidarle a questo pezzo di carta digitale. “Verba Volant, scripta manent”, dicevano i Latini. Sarebbe troppo facile criticare in momenti come questo, che richiedono grande lucidità e unità d’intenti.

Con la scusa di “esportare la democrazia” gli Stati Uniti e l’Europa hanno invaso l’Irak, l’Afghanistan e la Libia e semplicemente chiamato delle vere e proprie guerre “missioni di pace”. Certo, dei dittatori sono stati tolti da posti di potere ma, secondo un rapporto dell’Unicef, i servizi in queste nazioni sono peggiorate da quando la democrazia é stata esportata. Per usare una metafora, potremmo dire che abbiamo dato loro un pesce (una forma di governo democratica), ma non abbiamo insegnato loro a pescare (organizzare e amministrare lo stato). 

Passiamo poi alla storia più recente. Siria, Iraq e Libia sono lacerate da conflitti in cui non esistono buoni e cattivi. Repubblicani, fedelissimi dei “Raiss”, musulmani moderati, Fratelli Mussulmani, Al Qaida, Curdi, ISIS, persino ex Gheddafiani si fronteggiano senza esclusione di colpi, uno contro l’altro. Vorrei sapere quale di questa componenti hanno intenzione di aiutare Europa, Stati Uniti e Russia. Forse, come tutti gli altri, vogliono solo fare i loro interessi e vendere le loro armi al miglior offerente, che si chiami Assad, Jihadi John o in qualsiasi altro modo.

Fermare tutto questo non é facile. Tuttavia, la nostra testata ha una proposta: organizzare una grande conferenza di tutti i Paesi del mondo con l’unico scopo di fare mea culpa e studiare insieme soluzioni giuste (possibilmente pacifiche!) per salvare il mondo da una vera e propria guerra mondiale. Nel frattempo, non ci resta che unirci a tutto il mondo pregando per Parigi. Inoltre, ci associamo a quei disegnatori che hanno scritto in Place de la Republique “Fluctuat nec mergitur”, motto della città di Parigi che significa: “naviga e non affondare”. É proprio ciò che dobbiamo fare adesso. Luigi M. D’Auria.