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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Violenza sistemica e guerra asimmetrica nel saggio “Guerra Senza Limiti”

18 marzo 2023

Torino – Secondo alcune delle principali organizzazioni non governative che si occupano di provare a “tenere alta” l’attenzione sulle guerre che vengono combattute nel mondo, solo nel 2022 sono stati dieci i conflitti  iniziati o peggiorati nella loro gravità in termini di armi utilizzate e di vite umane perse. In un quadro così fosco, che tende a smentire coloro che immaginano la guerra come un atto umano che potrebbe essere cancellato, leggere il libro “Guerra Senza Limiti”, meritoriamente tradotto in italiano grazie all’interessamento del generale Fabio Mini, può essere importante sia per gli studiosi che per coloro che cercano di capire i punti di vista non occidentali sulla contemporaneità.

Gli autori di questo saggio, pubblicato per la prima volta nel 1999 (quando Cina e Stati Uniti avevano rischiato di iniziare un conflitto su vasta scala a causa di una crisi scoppiata a Taiwan), sono Qiao Liang e Wang Xiangsui, due colonnelli dell’esercito cinese. Il loro ruolo, però, non é sul campo di battaglia ma dietro una scrivania: si tratta di due commissari politici dei reparti strategici delle armate cinesi, che si occupano di definire strategie di intelligence e di pianificazione strategica dei conflitti e delle dottrine belliche della Cina.
I due colonnelli cinesi non propongono una visione del mondo pacifica o comunque tendente al compromesso: per loro la guerra é un elemento quasi intrinseco dell’essere umano, ciò che cambiano sono semmai i mezzi con cui essi deve essere combattuta. Questa visione, però, non deve essere confusa con la volontà di combattere ad ogni costo. Per gli autori del saggio, che si vogliono porre come continuatori dell’opera di Sun Tzu e della sua Arte della Guerra, fare la guerra é una vera e propria scienza, con le sue leggi, le sue dinamiche e i suoi studiosi.

Le tensioni internazionali, secondo gli autori del saggio, sono acuite dal ruolo nella violenza organizzata che hanno assunto autori non statali, divenuti maggiormente in grado di influenzare la sicurezza mondiale: loro parlano di terroristi religiosi, pirati informatici, speculatori finanziari, organizzazioni criminali organizzate. Questi attori sono, oggi, protagonisti diretti non solo dei conflitti interni agli stati, ma sono in grado di divenire protagonisti di conflitti internazionali. Il riferimento presente al cosiddetto gruppo Wagner é fin troppo facile, ma rende bene l’idea di come gli Stati sia sempre più costretti ad “appaltare” le operazioni belliche a gruppi privati che non hanno bisogno di consenso interno per operare e che possono porre in essere forme di Guerra senza limiti, per citare il titolo del saggio.
Solo stati più sicuri al loro interno, dunque, possono concorrere a creare un mondo più sicuro. Non bisogna però dimenticare, in ogni caso, la tentazione di attori globali come gli Stati Uniti (e oggi anche la Cina) ad agire come “poliziotti del mondo”: non é detto, infatti, che l’idea di sicurezza globale coincida con quella di pace globale. Prendere coscienza di questa dimensione globale e allo stesso tempo locale dei conflitti può, però, aiutarci ad agire per rendere il più possibile simili queste due idee, dal contrasto alle baby gang urbane fino alle conferenze di pace per i conflitti internazionale. Luigi M. D’Auria