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Mensile Indipendente fondato e diretto da Donato D'Auria. Registrato presso il tribunale di Torino il 30 dicembre 2014 al n° 38

Quattro assi si giocano il Tour delle volate e delle cadute

12 luglio 2017

Quattro assi si giocano il Tour delle volate e delle cadute

 Pau – Dopo dodici giorni l’auto della nostra redazione é giunta a Pau, elegante cittadina ai piedi dei Pirenei. Domani, proprio da qui, inizierà una delle tappe più dure di questo Tour de France, primo atto di una due giorni pirenaica che, probabilmente, esprimerà le prime sentenze definitive. Mentre le squadre degli uomini di classifica preparano la tattica per la tappa di domani (che prevede un arrivo in quota a Peyragudes), in casa Quick Step Floors si festeggia la quinta vittoria allo sprint di Marcel Kittel. Oramai lo schema tattico della squadra di Davide Bramati é sempre lo stesso: Sabatini tira (apparentemente) la volata a nessuno, spingendo tutto il gruppo verso la destra, e a 200 metri dall’arrivo Kittel si butta verso il centro, dove trova la strada libera, lasciando solo le briciole agli avversari.

É inutile negare, tuttavia, che questo non sia stato il Tour delle cadute. Già alla prima tappa, infatti, la pioggia e la strada scivolosa di Düsseldorf hanno messo fuori gioco Alejandro Valverde. Una caduta sulla discesa del Mont du Chat, invece, ha fatto perdere un minuto a Daniel Martin e ha causato il ritiro di Richie Porte. Se a tutto questo aggiungiamo il crollo totale di Contador (dodicesimo a più di cinque minuti) e le difficoltà di Quintana (che ha iniziato il Tour in maniera decisamente opaca) il risultato finale è che solo quattro corridori possono giocarsi la vittoria finale della Grande Boucle.

Il primo di loro é Christopher Froome. Autore di una cronometro formidabile, il britannico é sempre rimasto con i migliori in salita, ma non é ancora riuscito a staccare tutti con le sue mitiche “frullate”. Sarà interessante vedere se ha deciso di lavorare in prospettiva ultima settimana o se é peggiorato rispetto allo scorso anno.

Secondo in classifica, a diciotto secondi da Froome, é Fabio Aru. Ha ottenuto una vittoria splendida sulla Planche del Belles, e ha superato un momento negativo sul Mont du Chat, chiudendo con i migliori. Il sardo è migliorato molto, curando ogni dettaglio della preparazione, dalle camminate prima degli allenamenti fino ai massacranti “dietro-moto” sulle Alpi Occidentali. Per vincere il Tour, però, deve presentarsi alla crono di Marsiglia con un minuto e mezzo di vantaggio su Froome. Da verificare i suoi rapporti con Fuglsang, quinto in generale e con un ruolo in squadra non ancora ben definito (difficile dire se sarà ancora capitano, spalla o semplice gregario)

Terza forza, a cinquantuno secondi da Froome, é Romain Bardet. Grande speranza francese, lo scalatore di Clermont Ferrand tiene in salita e fa il vuoto in discesa, senza contare che la “sua” AG2R non é mai stata tanto forte. Per provare a riportare un francese in cima al podio di Parigi deve inventarsi un attacco da lontano dei suoi, facendo saltare il banco, anche a costo di perdere pure il podio.

Infine, la grande sorpresa di questo inizio: Rigoberto Uran. É tornato alla vittoria dopo due anni a Chambery, tornando ai livelli del 2013/2014 (fu due volte secondo al Giro). Tutta la Colombia é tornata pazza di lui, é veloce a cronometro e ha ottimi gregari in salita (Talansky, Rolland, Brown), ma è tutta da verificare la sua tenuta fisica sulle tre settimana e il suo modo di gestire la corsa, non sempre impeccabile.

Insomma, nonostante le tante tappe per velocisti, questo Tour de France ha ancora molto da dire. Purtroppo, peró, mancherà il consueto spettacolo portato da Peter Sagan, vincitore della terza tappa ma squalificato dopo la convulsa volata della quarta tappa, in cui ha sbattuto contro le transenne (involontariamente, come provato dal replay)  Cavendish. Lo slovacco andava penalizzato, ma non espulso. La giuria, però, ha deciso di mandarlo via in malo modo, facendo infuriare gli organizzatori, che sanno di aver perso l’unico in grado di rendere spettacolari le tante tappe piatte. Alla commissione che ha preso questa decisione ci sentiamo di dire una sola cosa: i giudici non devono essere protagonisti in senso negativo di un evento sportivo. Donato D’Auria