Torino – Il 22 aprile si é celebrata la Giornata Mondiale della Terra. In un mondo come quello attuale, dove la sensibilità ambientale é aumentata ma in cui resta molto da fare, l’evento assume una portata meno simbolica e più di monito a iniziare una transizione ecologica responsabile, anche sotto la forma di un “Green New Deal” invocato da molti, tra cui il Presidente Usa Biden.
Il cambiamento climatico, anche durante la pandemia, ha fatto sentire in modo evidente i suoi effetti. In Unione Europea, ad esempio, le alluvioni gravi sono triplicate negli ultimi dieci anni, passando da 10 a 30. Anche la portata delle migrazioni legate ai disastri climatici diventa sempre più evidente, iniziando a lambire anche zone sviluppate dal punto di vista tecnologico, come il Sud degli Stati Uniti.
Anche in Italia, l’attenzione alla Terra merita un dibattito pubblico qualificato e di alto livello. I fondi del Recovery Plan costituiscono certamente una grande opportunità, ma non sono sufficienti per garantire politiche strutturali riguardanti il rischio idro-geologico, la tutela della biodiversità e le piccole aziende locali e non devono distrarre dall’implementazione di politiche agricole comunitarie sostenibili, in grado di integrarsi bene con le realtà locali.
Come testata, cerchiamo di praticare la Giornata della Terra il più possibile, promuovendo le realtà d’eccellenza con recensioni di livello e gettando un occhio di riguardo su quelle zone ambientali che possono costituire un volano per i propri territori, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale.
Nella realtà Agricola naturale di Mezzana della Terra, ad esempio, l’Azienda Agricola di Celeste Anguilano ha deciso di dare una svolta naturale alla propria storia, recuperando ritmi e tradizioni del Novecento e degli anni ‘60. Fichi, mandorle, olio, frutta ed erbe spontanee sono il cuore di un’agricoltura naturale che vuole riportare in auge un rapporto diretto e di fiducia fra contadino e terreno, dove la dimensione di giardino, orto (a pieno campo) e frutteto con ritmi antichi sono prioritari rispetto alla quantità di produzione. Luigi M. D’Auria