Parigi – Dopo due vittorie consecutive, l’atleta keniano Paul Lonyangata ha dovuto cedere lo scettro della Maratona di Parigi a Abrha Milaw, trentenne, vincitore nel 2018 della Maratona delle Alpi Marittime ma non considerato tra i favoriti per la vittoria di una Maratona tanto importante come quella di Parigi, parte del circuito IAAF Gold. La Maratona parigina, svoltasi domenica 14 aprile e giunta alla sua quarantatreesima edizione, é stata anche un grande successo per l’impressionante numero di runner amatori presenti al via, tanto che i numeri ufficiali parlano di 49,155 podisti, tra cui 12,484 donne e ben 16,863 esordienti, segno che il fascino della capitale francese e della distanza più iconica restano irresistibili per molti, visto anche l’inserimento nel percorso di passaggi presso Place Vendome e Opéra Garnier.
La gara maschile é stata molto tattica e incerta, tanto che il momento decisivo é arrivato solo al momento del passaggio alla Fondazione Louis Vitton, al chilometro numero 39, quando Milaw é stato il più coraggioso di tutti e ha piazzato l’accelerazione definitiva e ha chiuso la gara in 2h 07’05”, precedendo di 20 secondi Abraha Mengistu e di 24 Lonyangata, mentre il pubblico francese ha celebrato il beniamino di casa Morad Amdouni, campione europeo dei 10,000 metri, che ha esordito in Maratona con un ottimo 2h 09’14”. Nella gara femminile é proseguita la festa dell’atletica etiope grazia alla vittoria di Gelete Burka, arrivata al traguardo prima del vincitore maschile (le atlete professioniste sono partite circa sedici minuti prima degli uomini) segnando lo splendido tempo di 2h22’47”, frutto anche di un lungo sprint finale in cui ha preceduto la connazionale Azmera Gebru. Terzo posto per Azmera Abraha a quarantotto secondi dalla vincitrice, mentre Clémence Calvin, quarta in 2h 23’41”, si qualifica alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
La Maratona di Parigi, dunque, va in archivio con un grande successo di pubblico e di partecipazione. Globalmente buono é stato anche il lavoro degli organizzatori di Aso (la potentissima società organizzatrice di eventi proprietaria anche del Tour de France), anche se le operazioni di partenza lunghissime sono state criticate da molti dei partecipanti, costretti a rimanere fermi anche per più di un’ora nella zona di partenza. Un’attesa lunga, ma ripagata dalla bellezza di un percorso ben strutturato per attraversare alcuni dei luoghi più significativi della Capitale Francese.
Proprio il giorno dopo la maratona, si é consumata a Parigi una tragedia destinata, purtroppo, ad entrare negli annali di storia: l’incendio della Cattedrale di Notre-Dame, simbolo per eccellenza della Francia cristiana, ma anche luogo storico e amato dai parigini, oltre che vero e proprio scrigno di tesori d’arte dal valore culturale inestimabile. Qualcuno ha voluto cogliere, nell’incendio di un luogo simile, un rogo delle stesse origini culturali dell’Europa, ma Parigi, anche se ferita dalle tante tragedie degli ultimi anni e provata dalle protesta dei Gilets Jaunes, potrà scoprirsi ancora più legata alla sua memoria e alle sue radici, trovando la forza di superare anche questa prova. Donato D’Auria