Verona – Entrato nell’Arena di Verona vestito di rosa, Richard Carapaz può finalmente festeggiare un successo storico per il suo Paese (l’Ecuador non aveva mai ottenuto un successo di questo peso nel ciclismo) e per la sua carriera, che ora é decollata finalmente, grazie a una vittoria che lo trasporta nell’Olimpo di questo sport. Carapaz non era tra i favoriti alla vigilia del Giro (avrebbe dovuto essere l’ultimo uomo in salita per Mikel Landa), ma si é conquistato giorno dopo giorno la leadership della squadra (ottenuta già dopo una prima settimana molto positiva, impreziosita da una vittoria a Frascati) e della corsa (ottenuta con un attacco sensazionale nella tappa di Courmayeur, dove ha staccato tutti gli avversari). Nell’ultima settimana, ricchissima di salite, Carapaz é stato bravissimo a gestire al meglio la corsa, non facendosi staccare praticamente mai dagli avversari, contenendo gli attacchi di Miguel Angel Lopez e (soprattutto) di Vincenzo Nibali.
Lo Squalo, che ha chiuso il Giro al secondo posto (undicesimo podio nei Grandi Giri per il siciliano), può dirsi soddisfatto delle sue prestazioni nella corsa Rosa, dove ha ben figurato sia in salita che a cronometro, ma alla fine ha pagato le carenze di una squadra non al livello della Movistar di Carapaz (Landa é stato bravissimo a calarsi nel ruolo di gregario di lusso) e la mancanza di un pizzico di brillantezza in più, che gli avrebbe consentito di perdere meno da Carapaz nella tappa di Ceresole.
Tra i delusi di questo Giro d’Italia, c’é sicuramente Primoz Roglic. Lo sloveno, che si presentava alla vigilia della Corsa Rosa con i favori del pronostico e forte della vittorie alla Tirreno Adriatico e al Giro di Romandia, era partito benissimo, ma nell’ultima settimana ha perso tempo sul Mortirolo e a Croce d’Aune, mostrando di dover ancora migliorare nella gestione delle tre settimane per vincere una grande corsa a tappe. Mai protagonista, a differenza dello scorso anno, anche Simon Yates ed Elia Viviani: il primo non è riuscito ad essere protagonista per la vittoria finale ed é sempre rimasto lontano dal podio, il secondo non ha colto neanche una vittoria negli sprint, che sono andati a Demare, a Caleb Ewan e al tedesco Ackerman, vincitore con merito della maglia ciclamino.
In attesa di un’edizione del Tour de France orfana di Chris Froome, infortunatosi gravemente durante una ricognizione al Giro del Delfinato, il Giro d’Italia numero 102 é andato in archivio consegnando al ciclismo mondiale un nuovo potenziale fenomeno (Carapaz), ma anche tre giovani italiani su cui il nostro ciclismo potrà fare affidamento: Valerio Conti, Giulio Ciccone e Fausto Masnada sono corridori con margini importanti di miglioramento, adatti sia alle classiche più difficili che ai grandi giri. Luigi M. D’Auria