Il glorioso socialista Valdo Spini narra la storia della politica italiana nel suo libro la buona politica
Con grande piacere ho accettato l’incarico della redazione di scrivere la recensione di questo libro, scritto da uno dei protagonisti della prima repubblica.
Prima di iniziare a parlare del libro mi sembra giusto spendere due parole sulla figura di Valdo Spini: figlio di uno dei leader del Partito d’Azione fiorentino, Spini si iscrisse al Partito Socialista nel 1962 e divenne parlamentare nel 1979. In seguito ricoprì incarichi di grande prestigio, rimanendo però sempre fuori dai vertici del partito a causa dei suoi frequenti scontri con Bettino Craxi, che provò alle elezioni del 1984 ad eliminarlo dalla scena politica italiana. In seguito ricoprì più volte l’incarico di sottosegretario agli Esteri e agli Interni, prima di diventare Ministro dell’Ambiente nel governo Ciampi (esperienza di cui Spini parla in modo entusiastico e celebrativo).
Sicuramente molti si ricordano di Valdo Spini, ma in pochi conoscono la sua storia politica, che nel corso del libro è il mezzo per raccontare la storia di un partito, quello Socialista, che rappresenta una delle colonne portanti della Prima Repubblica. Dalla campagna elettorale nei circoli, per poi essere eletto nella segreterie provinciale del PSI alla fine del governo Craxi, dalla prima elezione a deputato fino al Congresso del 1993, Spini descrive inciuci, successi, riforme, accordi, patti, tradimenti all’interno del Partito Socialista, consentendo così al lettore attento di conoscere alcuni retroscena della storia italiana che sicuramente non finiranno sui libri di testo e che difficilmente potranno essere raccontati dai media.
Uno dei capitoli più interessanti del libro è quello riguardante il Congresso del 1993, che di fatto mise fece uscire il Partito Socialista dalla geografia politica italiana. Infatti, i leader socialisti del tempo tradirono Valdo Spini, uno dei pochi non implicato nello scandalo Tangentopoli (infatti è uno dei pochi socialisti veri con Gianni Pittella, ancora presenti sulla scena politica) e unico leader socialista in grado di dare una leadership forte al partito e di farlo rimanere in linea di galleggiamento. Durante quel congresso emersero i limiti del Partito Socialista, troppo diviso nelle sue correnti e non consapevole del suo declino. Alle elezioni del 1994 i socialisti ottennero solo otto seggi in collegi uninominali di poco conto e non riuscirono a costituire un gruppo parlamentare proprio, sparendo di fatto dalla scena politica italiana. In seguito i socialisti ebbero un ultimo scatto d’orgoglio operando importanti riforme nel governo Ciampi, ma in seguito solo Spini riuscì a rimanere un personaggio di primo piano, venendo rieletto ininterrottamente fino al 2008.
Congedo i miei trentacinque lettori invitandoli a leggere questo libro, forse uno dei pochi scritti bene riguardo la storia e le peripezie del Partito Socialista Italiano.Luigi M. D’Auria