Bari – É tutto pronto per l’inzio dell’incontro “Mediterraneo. Frontiera di Pace”, che si svolgerà a Bari dal 19 al 23 febbraio prossimi, organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Nelle modalità e nelle ambizioni dell’incontro non siamo lontani dalle modalità del Sinodo dedicato all’Amazzonia, che ha messo in luce importanti tematiche relative alla tutela dell’ambiente e alle popolazioni indigene. Questo incontrato, dedicato al Mediterraneo, si occuperà di politica, ma anche della possibilità di costruire un dialogo fra tutte le nazioni e i popoli che abitano le coste del Mediterraneo, non solo quelle europee.
In una cinque giorni di incontri che vedrà anche la presenza di Papa Francesco (che ha da subito appoggiato la proposta del Cardinale Bassetti di organizzare l’incontro) e del premier Giuseppe Conte (un dialogo a livello Mediterraneo, del resto, non sarà mai possibile senza un interessamento dell’Italia, insieme alla Francia il Paese con il Pil più alto dell’area mediterranea), interverranno vescovi italiani e non solo, ma anche imam e rabbini, a testimonianza delle ambizioni ecumeniche dell’incontro.
Impossibile non trattare, in un incontro di questo tipo, il tema della migrazione. Nei prossimi decenni, in Africa 440 milioni di persone si affacceranno ad un mercato del lavoro che, pur in crescita, ad oggi non può offrire opportunità per più di 140 milioni di loro. Diviene, dunque, fondamentale, capire come unire una gestione dei flussi migratori ad uno sviluppo sostenibile e sociale del mercato del lavoro, come proposto dall’ex ministro Domenico Siniscalco, che propone la necessità di creare agenzie del lavoro nei Paesi africani, unendo fondi europei e privati per sostenere la capacità produttiva europea e africana.
A guidare idealmente lo spirito dell’incontro, ci sarà anche la figura politica di Giorgio La Pira, che fu tra i primi a parlare di forme di collaborazione tra i Paesi mediterranei, anche in un’ottica ecumenica, trasformando il concetto romano di Mare nostrum in quello di nuovo lago di Tiberiade, dove rendere possibile forma di collaborazione pacifica fra i popoli. Ragionare in un’ottica mediterranea,tuttavia, non deve diventare un’occasione per superare il concetto di unità europea. Nazioni come l’Italia, al contrario, devono poter ragionare in un’ottica di collaborazione mediterranea anche per riscoprire l’anima vera dell’Unione Europea. Formare una coscienza europea e mediterranea allo stesso tempo é dunque possibile, secondo gli organizzatori dell’incontro di Bari, ed é strettamente legata alla funzione e al magistero sociale della Chiesa. Marco Bevilacqua