Ovaro (Ud) – Tre chilometri di salita al 9%, poi si entra nel piccolo paese di Liariis e la strada spiana. Sembra una salita normale, invece, la strada svolta e inizia il “Mostro”: 9 chilometri di salita tutti tra il 12 e il 22%. Si tratta dello Zoncolan, la salita più dura d’Europa, forse del mondo. Tutti i favoriti del Giro d’Italia numero 101 avevano indicato questa giornata come il vero e proprio momento chiave di questa edizione della Corsa Rosa. Alla fine, il verdetto é stato quello previsto all’inizio del Giro: Chris Froome ha staccato tutti ed é riuscito nell’impresa di domare il “Kaiser”. Il vero vincitore di giornata, però, è stato Simon Yates, che ha perso solo sei secondi dal keniano bianco e ha guadagnato terreno su tutti gli altri avversari.
Sono stati molto ricchi di sorprese, questi primi quattordici giorni di Giro d’Italia. Se le tappe israeliane non hanno riservato grandi emozioni agli appassionati, se non due volate imperiali di Viviani, in Sicilia il Giro d’Italia é entrato davvero nel vivo. Sull’Etna, primo arrivo in salita, la Mitchelton-Scott ha fatto il botto: tappa con Chaves, maglia rosa a Yates e sogno (neanche troppo nascosto), di salire in due sul podio. A Montevergine di Mercogliano, poi, è nata una stella, lo scalatore ecuadoreno Richard Carapaz, che lotterà per la Maglia Bianca con Miguel Angel Lopez. Sul Gran Sasso, poi, la corsa rosa ha regalato grandi emozioni agli appassionati. Yates ha trionfato di nuovo, Pinot e Dumoulin hanno tenuto bene, mentre Froome e Aru sono parsi fuori condizione.
Anche le tappe “interlocutorie” di Gualdo Tadino e Osimo non sono state scontate: a causa di un ‘influenza Chaves é naufragato a 25 minuti, mentre sui muri marchigiani Froome ha pagato ancora dazio. Infine, sullo Zoncolan, é arrivata la resa dei conti: la maglia rosa e il podio se la giocheranno in cinque: Yates, Dumoulin, Pinot, Froome (che però paga ancora tre minuti e dieci di distacco) e un sorprendente Domenico Pozzovivo. Aru, che proprio in questo Giro doveva esplodere definitivamente, è naufragato, vittima di una condizione psicofisica molto inferiore alle attese.
La speranza del ciclismo italiano é paradossalmente, un trentaseienne, il lucano Domenico Pozzovivo. Dopo cinque anni non esaltanti alla AG2R, Pozzovivo é stato ingaggiato dalla Bahrain-Merida di Vincenzo Nibali e chiunque ha pensato che il corridore di Policoro volesse chiudere una carriera di ottimo livello facendo il gregario in una squadra World-Tour. Pozzovivo, invece, pare aver trovato il suo equilibrio ideale: dopo un ottimo inverno, ha colto un bel sesto posto alla Liegi Bastogne Liegi e, dalla partenza di Gerusalemme, non ha sbagliato una mossa. Sicuro in corsa, incisivo in salita, sempre al riparo dei gregari in pianura, Pozzovivo non ha ancora commesso un errore. Il momento decisivo per misurare le sue ambizioni arriverà martedì prossimo, nella cronometro Trento-Rovereto. Nelle prove contro il tempo, infatti, Pozzovivo ha ottenuto grandi soddisfazioni (come alla Vuelta 2013), ma anche passato giornate molto negative, come allo scorso Giro d’Italia.
Le tappe complicate del Giro non sono ancora finite. Dopo l’enigmatico arrivo di Sappada (ideale per le fughe, ma anche per qualche azione a sorpresa degli uomini di classifica) e il giorno di riposo, ci sarà la cronometro di Rovereto, dove Froome e Dumoulin possono recuperare molto su Yates. L’ultima tappa tranquilla sarà quella tra i vigneti del Franciacorta, dopo ci saranno tre giornate durissime sulle Alpi Occidentali: prima la Abbiategrasso-Prato Nevoso, con un arrivo in salita abbastanza impegnativo. La diciannovesima tappa sarà un’altro punto chiave. Partenza da Venaria Reale e passaggio sul Colle del Lys prima della durissima scalata del Colle delle Finestre, con il suo durissimo sterrato, che farà da anticamera alle scalate del Sestriere e di Jafferau. Prima della passerella finale a Roma, ci sarà ancora tempo per la Susa-Cervinia, con tre salite di prima categoria negli ultimi settanta chilometri. Il terreno per rendere questo Giro spettacolare, dunque, é ancora tantissimo. Luigi M. D’Auria. Ha collaborato Luigi Magnani.