É formaggi-show a “Cheese”
Bra (Cn) – La città di Bra, con il suo bel centro storico, é sicuramente uno dei tantissimi luoghi d’Italia ricchi di tradizioni agroalimentari. Non si può non pensare alla celebre salsiccia, caratteristica perché viene spesso servita cruda, o al meno famoso ma altrettanto buono formaggio “Bra”, presentato oggi nello spazio Piemonte della celebre rassegna “Cheese” in corso di svolgimento nella città omonima di questo formaggio. L’incontro é stato molto bello per due motivi: il primo é che finalmente il Piemonte ha deciso di fare squadra creando uno spazio dove promuovere insieme tutte le sue eccellenze in uno spazio comune. Il secondo é che grazie all’impegno di Slow un altro formaggio sta ottenendo riconoscimenti ritenuti irraggiungibili solo pochi anni fa. Dopo questo primo convegno ho deciso di respirare un po’ di aria di “Cheese” nel centro di Bra, vestitosi a festa per l’occasione. Rispetto a due anni fa, quando si svolse l’ultima edizione, noto che molti spazi sono diventati più grandi, per mettendo così a molti affinatori (mestiere troppo spesso dimenticato dall’industria ma decisivo per la produzione) di mettersi in mostra, facendo vedere cosa significa produrre formaggi buoni e sani. Ridendo e scherzando, si sono fatte le due e decido di raggiungere l’area Agorà dove, alla presenza di una ventina scarsa di persone (quasi solo giornalisti) si sono confrontati sul tema delle quote latte giornalisti ed esperti italiani, francesi e spagnolo. Quello che doveva essere un dibattito é diventato di fatto un “one man show” dell’inviato ed esperto spagnolo a Bruxelles Rossend Domenech, che ha ricordato a tutti i presenti le contraddizioni di un sistema che “istituzionalizza” le lobby (per tutelare gli interessi degli agricoltori, dicono), ma non fa niente per rendere davvero utile la loro opera, che abolisce le quote latte ma continua ad aiutare le multinazionali e che consente a qualche sfruttatore di pagare gli allevatori 0,27 euro al litro. Se Bruxelles continuerà così, saremo tutti costretti a dare ragione agli anti-europeisti. In conclusione di giornata, ho assistito a due incontri presso lo stand dell’Università di Scienze Gastronomiche, altro “gioiellino” creato da Carlin Petrini e da Slow Food. Il primo, realizzato grazie all’intervento di alcuni casari e del professore Lorenzo Bairati, che insegna diritto dell’Alimentazione a Pollenzo, riguardava i formaggi “illegali”. Non stiamo parlando delle tristemente celebri “frodi alimentari”, ma di monumenti dell’enogastronomia italiana. In alcune regioni italiane, specialmente in Sardegna, accadeva spesso che un particolare parassita attaccasse i formaggi che stavano stagionando. La fame e la povertà portarono gli anziani a mangiare quegli “scarti”. Inaspettatamente si scopri che non facevano male e che, anzi, erano gustosissimi. Oggi, purtroppo, una miope interpretazione di una vecchia legge rende “Casu Marzu” invendibile perché considerato avariato. Hanno ragione i burocrati o i contadini? Ai posteri l’ardua sentenza. Dopo un fugace saluto al casaro Giorgio Amodeo (e ovviamente al suo buonissimo Castelmagno) e alla signora Lilliana di Castel di Sasso (Caserta), che nell’Agriturismo “Le Campestre” produce con la sua famiglia il Conciato Romano, formaggio prodotto già dai Sanniti. La giornata si chiude in bellezza con un convegno all’Unisg. Qui incontro due ragazzi che, a seconda di come si consideri la loro attività, possono essere considerati degli eroi o dei folli. Dopo essersi laureati a Pollenzo, Nicola Del Vecchio (molisano, ultimo erede di una famiglia di medici e avvocati con terreni tra Campolieto e San Giovanni in Galdo) e Michela Bunino (piemontese, passata dal Politecnico di Torino a Scienze Gastronomiche) decidono di aprire un’aziende agricola in Molise e ci riescono, creando un luogo magico ispirato ai valori della biodiversità. La nostra testata si impegna formalmente a visitarle per fare una recensione vera.
Infine, chiudiamo con due consigli agli organizzatori. Il primo riguarda il numerosissimo pubblico che ha affollato Bra. Visto che c’é fame, in tutto il territorio nazionale, di cibo, buono, sano e giusto, mi sembrerebbe giusto rendere “Cheese” una rassegna annuale. Sappiamo che lo sforzo organizzativo é decisamente importante, ma sappiamo anche che la filosofia di Slow Food é coerente con il fornire una grande vetrina in più ai produttori di eccellenze agroalimentari, nello specifiche “forme del latte”. Unica nota dolente é stato l’ufficio stampa, poco reattivo e attento. Siamo consapevoli, infatti, di non essere un gruppo editoriale di rilevanza nazionale, ma non ci sembra giusto non concedere un accredito a questa rivista che, nonostante un organico e un portafoglio non sconfinati, riesce a raccontare ad una piccola platea di lettori (che per noi sono anche amici) l’attualità di un mondo complesso come quello attuale. Detto questo, speriamo in una proficua collaborazione ai prossimi eventi di Slow Food che, proprio perché importantissimi, ci auguriamo di poter raccontare come tutti gli altri giornalisti. Scrivere su una panchina sarà anche folkloristico, ma non certo facile come in una sala stampa dotata di tutte le informazioni di cui un cronista ha bisogna. Donato D’Auria