Torino – Spesso descritto come un’epoca buia e retrograda, il Medioevo presenta, in realtà, una miriade di vicende storiche interessantissime, che hanno posto le basi per sviluppi avvenuti nei secoli successivi. Pensiamo, ad esempio, alle Crociate, momento in cui fede religiosa, volontà di conquista, sogno di una vita migliore e manovre politiche contribuirono a muovere, nel corso di due secoli, centinaia di migliaia di persone di ogni ceto sociale dall’Europa continentale al Medio Oriente.
A partire dal Concilio di Clermont del 1095, con l’appello lanciato dal Papa Urbano II, nacque il “mito” delle Crociate, con la prima spedizione che fu portata a termine dai cristiani con la presa di Gerusalemme del 1099. L’instaurazione di regni cristiani in Medio Oriente ebbe conseguenze religiose (la liberazione dei luoghi Santi) ma anche e soprattutto politiche e sociali: il sistema feudale fu importato anche in Asia, consentendo a tanti nobili e figli cadetti di “trovare fortuna” in oriente e di rendere più stabile la situazione economica di un’Europa che si stava ancora riprendendo dalla grande crisi dell’anno Mille.
Discorso inverso, invece, per quanto riguarda il mondo musulmano. La Prima Crociata rappresentò un vero e proprio shock per popolazioni che, per secoli, avevano conquistato centinaia di popolazioni senza incontrare grandi sconfitte (se si esclude quella contro i Franchi nel 732 a Poitiers), creando modelli politici, religiosi e sociali nuovi, in cui una società divisa in “ordini” basati sulle religioni non impediva forme di collaborazione pacifica con gli sconfitti simili a quelle messe in atto dall’Impero Romano. La sconfitta di Gerusalemme portò alla rovina diverse dinastie, come quella dell’Impero Selgiuchide e portò alla definitiva crisi del sistema del Califfato Abbaside, che iniziò un lento declino. Nei decenni successivi, anche il concetto stesso di “Guerra Santa” cambiò, iniziando a designare una volontà di riconquista dei territori perduti da praticare nei confronti dei Cristiani, conquista che riuscì pochi decenni dopo a Saladino.
Pur non avendo pretese di leggere anche la condizione politica attuale del Medio Oriente, Kostick riesce a dare vita ad un saggio interessante non solo dal punto di vista prettamente storico, ma anche da quello politico. L’Assedio di Gerusalemme, infatti, riesce a leggere nelle pieghe della storia, facendoci comprendere quali sono, dal punto di vista tucidideo, le “cause remote” di conflitti che sono presenti ancora oggi in alcune parti del mondo, con l’aggiunta potenzialmente esplosiva dello Stato di Israele. La lettura di una vicenda bellica così tragica (gli eccidi, a partire dall’assedio di Antiochia del 1098, non sono mancati da una parte e dall’altra) diventa, dunque, l’occasione per riflettere sull’opportunità di una soluzione pacifica per una delle aree del pianeta più in crisi negli ultimi decenni da questo punto di vista. Donato D’Auria