Ascoli Satriano (Fg) – Negli ultimi decenni si é parlato spesso della “riscoperta” dei territori agricoli e di un “ritorno alla terra”. Nonostante i tanti progetti che hanno riguardato territori e Borghi diversi, in tutta Italia, non mancano i territori rurali che risultano ancora in stato di totale abbandono, nonostante in alcuni casi presentino una storia Agricola e non solo molto interessante. Per riscoprire questi luoghi, anche la ricerca storica e scientifica puó rappresentare un modo per prendere coscienza dell’importanza di questi luoghi.
Proprio in questa direzione é andata la tesi di laurea per l’accademia delle Belle Arti di Foggia di Giusi di Stefano, intitolata “Palazzo del Principe, Fragili Memorie”. Una tesi in fotografia, unica nel suo genere, che ha messo in luce la realtà sconosciuta ai più di Palazzo d’Ascoli. Molto più che una semplice masseria, Palazzo del Principe (oggi conosciuto come Palazzo d’Ascoli) rappresenta un esempio di vero e proprio “borgo rurale”, che affonda le proprie radici nel Medioevo e che a partire dal XV secolo arrivó a contare un territorio di 2000 ettari, diventando un latifondo per estensione e una vera e propria borgata per numero di abitanti.
Un altro momento significativo della storia di Palazzo d’Ascoli é la seconda metà dello scorso secolo, quando sotto la proprietà della Toro Assicurazioni divenne una vera e propria tenuta agricola di 600 ettari, con 1000 abitanti e 53 famiglie che vivevano grazie a sistemi di agricoltura e allevamento che per l’epoca erano praticamente futuristici. A partire dagli anni Ottanta arrivò, tuttavia, un rapido declino, che portó ad un abbandono che, ad oggi, é totale.
La fotografia diviene, dunque, un mezzo attraverso il quale possiamo provare a ricostruire il passato di questo luogo molto particolare, ma anche documentarne un presente difficile e in attesa di riqualificazione. Non é sufficiente, a nostro avviso, la presenza di attività di tipo ricettivo. Palazzo d’Ascoli si presta ad essere un luogo dove praticare attività diversificate ma in armonia con i principi di un’agricoltura naturale, che includa anche un forno e un mulino agricolo, diventando un polo attrattivo per tutti i Colli della Daunia. Luigi M. D’Auria