È Umberto Eco show alla Cavallerizza di Torino
Torino – Quando esce dall’Aula Magna della Cavallerizza di Torino, il pubblico accorso all’Università di Torino per assistere alla consegna della Laurea Honoris Causa in “Comunicazione e Culture dei media” a Umberto Eco è quasi deluso. Diciamolo subito, il pubblico non è deluso per la forma dell’evento, quanto per la sua durata. Infatti, la lectio magistralis del grande uomo di cultura e, termine che mio avviso non stona, erudito è stata troppo breve. D’altra parte come si potrebbe essere stanchi delle conferenze, che quasi sempre diventano delle vere e proprie narrazioni, di Eco, che nella sua lunga carriera è stato in grado di spaziare con assoluta disinvoltura dai saggi filosofici e critici (celebri quelli sui mass media, che lo scrittore alessandrino è stato il primo a studiare nel nostro Paese) ai romanzi, tra i quali “Il Nome della Rosa” e “L’Isola del Giorno Dopo”. Un uomo di cultura non poteva, quindi, non meritare un riconoscimento importante come la Laurea Honoris Causa, occasione che tra l’altro gli consente di tornare nella città dove nei lontani anni ’50 si laureò e scrisse i suoi primi testi filosofici, che sicuramente animarono il clima culturale di una città già culturalmente “ricca” come la Torino di allora. Proprio il contributo di Eco allo sviluppo della scuola filosofica torinese e nazionale è stato ricordato dal Rettore dell’Università di Torino GianMaria Ajani nel suo saluto iniziale e dal Direttore del Corso di Laurea in “Comunicazione e Culture dei Media” Ugo Volli che, come tradizione vuole, ha letto la narratio, nella quale si presentano i meriti del laureando.
Dopo, è stato il momento dell’attesissima Lectio Magistralis di Umberto Eco, che riguardava la fobia del complotto. Dopo un’introduzione molto puntuale sui complotto moderni e antichi, Eco si è dilungato sulla paura dell’uomo dei complotti immaginari che, proprio in quanto tali, non vengono mai scoperti. Questa e altre provocazioni hanno accompagnato la lezione di Eco che, con vena di narratore ed uno stile descrittivo privo di esagerati tecnicismi e comprensibile a tutti, si è divertito ad elencare quanto assurdi possano essere i presunti complotti (purtroppo spesso portati in televisione da programmi che si definiscono “di cultura”) considerati verità di fede da molti appassionati di libri o siti internet che vivono fantasticando su nuovi ordini mondiali imposti dai Gesuiti o su Templari redivivi che deciderebbero gli equilibri del mondo. Alla fine la Lectio Magistralis è stata un concentrato di cultura che, grazie alle ricerche di Eco e al metodo scientifico sapientemente impiegato da lui e dai suoi collaboratori nello scegliere le fonti, ha sconfitto l’ignoranza del complottismo o, meglio, della fobia dei complotti. Luigi M. D’Auria