Il 31 Gennaio 2020 è una data che in molti faticheranno a dimenticare, entra nella storia come il giorno in cui la Gran Bretagna esce ufficialmente dall’Unione Europea dopo quasi quattro anni di contrattazioni. Infatti, il Referendum che espresse la volontà del popolo di uscire dall’UE, si è svolto il 23 Giugno 2016 e, in seguito a tale data, l’ex Primo Ministro Theresa May (che andò a sostituire David Cameron, in seguito alle sue dimissioni proprio per il risultato di tale Referendum) comincia la contrattazione con l’Unione Europea. In seguito a tre anni di stallo decisionale tra le due controparti, Boris Jhonson sostituisce Theresa May a Downing Street il 24 Luglio 2019, promettendo al partito e al popolo britannico la “Brexit” entro il 31 Ottobre “senza se e senza ma”. La prima promessa non fu mantenuta a causa di mancati accordi, ma la seconda sì. Infatti, all’indomani della vittoria di Johnson alle elezioni svoltasi il 12 Dicembre 2019, il neo-Primo Ministro e Leader del Partito Conservatore, promette ai suoi elettori di chiudere gli accordi, entro e non oltre, il 31 Gennaio 2020. E così è stato. Dal 1° febbraio 2020 L’Inghilterra non fa più
parte del’Ue, anche se i reali cambiamenti non si vedranno prima del 2021, anno nel quale finirà il periodo di transizione di 11 mesi.
Ma cosa succede adesso per i residenti in Inghilterra e i cittadini italiani, ed europei, che vogliono visitarla?
Per quanto riguarda i residenti europei, e soprattutto italiani, i quali secondo i registri dell’anagrafe sono 400.000, hanno l’obbligo, entro il 30 Giugno 2020, di iscriversi ad una nuova piattaforma online, Settlment Scheme, per richiedere di mantenere la residenza e i diritti garantiti prima della Brexit.
Invece, per i viaggiatori che vorranno visitare l’Inghilterra, potranno essere muniti unicamente della carta d’identità fino alla fine del 2020, mentre dall’inizio del 2021 sarà necessario il passaporto e un visto turistico.
Intanto, però, sembra imminente un nuovo Referendum Indipendentista scozzese a causa di forze europeiste che non hanno intenzione di lasciare l’Europa e tutti i suoi benefici; e, inoltre, si vocifera un avvicinamento da parte dell’Irlanda del Nord con l’Irlanda per lo stesso motivo. Dopo decenni in cui Irlanda del Nord e Scozia hanno beneficiato di un parziale decentramento amministrativo e hanno cementato la loro adesione all’Unione Europea, questa “Hard Brexit” per loro potrebbe rappresentare un danno economico e sociale non sostenibile, soprattutto per l’Irlanda del Nord. Questo potrebbe portare ad uno spaccamento dello United Kingdom e, se così dovesse essere, il futuro degli inglesi e, soprattutto, del Ministro Boris Johnson, non si prospetta molto semplice. Insomma, tre anni e mezzo dopo il Referendum che ha sconvolto l’Europa, e non solo, gli accordi sono stati presi e adesso non ci resta che scoprire se gli inglesi si pentiranno di questa scelta o se ringrazieranno quel famoso 16 Giugno 2019. Francesca Pellerito