27 settembre 2019 – È l’ultimo venerdì di Settembre quando la gioventù di Torino, e non solo, scende in piazza gridando alla salvaguardia dell’ambiente per il primo di molti altri #Fridayforfuture. Questa manifestazione si pone l’obbiettivo di spingere i vari governi a creare riforme che riducano la produzione della plastica, l’uso dei combustibili fossili e l’emissione dei gas serra. Ma entriamo nel merito del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale e capiamo perché ad oggi, a due mesi dal 2020, siano diventati una vera e propria emergenza per il nostro pianeta.
La prime cose importanti da sapere su questi due fenomeni, ovviamente correlati l’uno all’altro, è che sono già in atto. Le ondate di calore in Europa e in Africa, la siccità che colpisce La Thailandia e la Mongolia, lo scioglimento dei ghiacciai che minaccia la comunità dell’Himalaya, tutti questi fenomeni, e molti altri, sono dovuti al cambiamento climatico. Un’altra cosa da sapere però, è che nonostante questi eventi catastrofici, esiste una soluzione che può ridurre gli effetti di questo fenomeno: l’energia rinnovabile è, infatti, il modo più economico e sostenibile per produrre elettricità e limitare lo sfruttamento di petrolio, carbone e gas naturale. L’unico motivo per cui non si accorre velocemente a queste nuove tecnologie per la produzione di energia rinnovabile è che i governi e le industrie sono restie a voler rinunciare al profitto economico derivato dai combustibili fossili.
Ci sono però delle soluzioni che noi cittadini possiamo mettere in atto per aiutare il nostro pianeta, come favorire i mezzi pubblici o le biciclette per circolare in città, riducendo il più possibile l’uso dell’automobile oppure ridurre l’uso del riscaldamento in inverno e dei condizionatori in estate.
Un’altra emergenza ambientale affrontata durante le varie manifestazioni è l’uso della plastica, la quale inquina gran parte dei nostri ambienti naturali. Si calcola che sparsi per il pianeta ci siano 150 tonnellate di plastica e che vada aumentando. La cosa “positiva” di questa emergenza è che essendo noi principali consumatori di questo materiale possiamo effettivamente limitarne la produzione evitando di farne uso. Limitare il consumo della plastica usa e getta, sostituire la caraffa con filtro alle bottiglie d’acqua, o molto più facilmente, favorire i prodotti alla spina, tra l’altro spesso più economici, ai prodotti imballati, sono solo alcuni degli esempi di ciò che possiamo fare.
Ora che abbiamo le informazioni non ci resta che capire cosa siamo disposti a “sacrificare” per il bene del nostro pianeta e delle prossime generazioni. Siamo disposti a rinunciare all’auto quando per fare lo stesso tratto di strada ci sono i mezzi pubblici? Siamo disposti a scendere in piazza e manifestare per l’uso di fonti rinnovabili? Siamo disposti a lavare qualche piatto in più anziché comprare plastica usa e getta? O preferiamo rimanere inermi mentre l’unico pianeta che abbiamo si disfa davanti ai nostri occhi? Francesca Pellerito