Stati Uniti e Cuba iniziano una politica di distensione, attesa dal 1962
16 novembre 2013
Stati Uniti e Cuba iniziano una politica di distensione, attesa dal 1962
L’Avana – Il centro storico della capitale è in fibrillazione da ormai alcuni giorni. La festa si svolge ventiquattro ore al giorno, con improvvisati capopopolo (forse pagati dal Partito Comunista) che incitano la folla a continuare a celebrare la vittoria definitiva della Révolucion. Un uomo vestito con pantaloni a stelle e strisce e una maglietta di Fidel Castro non riesce a trattenere le lacrime. Un vecchio tassista prova ad accalappiare turisti mostrando orgoglioso alcune bottiglie di una famosa bibita americana, gelosamente custodite in un frigo bar della sua macchina anni ’50 praticamente fuori uso. Plaza de la Révolucion e le strette vie del quartiere Hebana Vieja sono praticamente irraggiungibili, quindi, non mi resta che tornare nell’albergo che ha ospitato il mio soggiorno a L’Avana. Nell’improvvisata reception il proprietario, vedendomi armeggiare con il mio computer a corto di connessione mi dice entusiasta: “scrivi, scrivi la vittoria completa della Rivoluzione”. Nonostante l’euforia dei cubani, non posso assolutamente parlare di una vittoria della Révolucion e di Stati Uniti piegati da Raùl Castro. Infatti, il recente patto tra il Presidente americano Obama e il Presidente del Consiglio di Stato, che ha posto di fatto fine all’embargo iniziato nel 1962, rappresenta un capolavoro tattico di Obama. Inafatti, gli Stati Uniti, più che mai impegnati a combattere una logorante guerra psicologica contro la Russia di Putin, fatta di sanzioni, non possono permettersi di iniziare crisi diplomatiche anche con gli storici avversari dell’America centro-caraibica (Cuba e Messico in primis) e con gli stati asiatici che possiedono dotazioni nucleari (soprattutto l’Iran). Aiutato dalla salita al potere di leader un po’ più liberali dei loro predecessori (Rohani e lo stesso Raùl Castro), il Presidente ha deciso di iniziare una politica di distensione, concentrando gli sforzi in Ucraina e in tutte quelle vicende che riguardano l’ISIS e lo scacchiere dell’est Europa. Certo, questo accordo ha anche un valore altamente simbolico, in quanto pone fine ad uno stato di tensione perenne che durava dai tempi delle confische castriste delle aziende e della Crisi dei Missili (parliamo del 1962). Episodi come quello della Baia dei Porci non possono che rappresentare una macchia per la storia dei rapporti tra queste due nazioni che, come cane e gatto, dal 1902, ai tempi della fine della guerra di Indipendenza, non riescono a stabilire normali rapporti diplomatici. Inoltre, questo accordo non può che rappresentare un passo rilevante per la risoluzione del problema Guantanamo, che si trascina dal 1903. Cuba esce, quindi, da un isolamento internazionale che dura dal 1962. Speriamo che la nazione caraibica possa finalmente iniziare il lungo cammino verso la democrazia. Luigi M. D’Auria