Incredibili elezioni cambiano la storia della Turchia
Istanbul – Mentre un nucleo composito di giovani studenti, professori, studiosi, donne di famiglie “libertine” che gettano a terra il velo festeggia, mi dirigo verso il mio albergo, ospitato in uno dei tanti palazzi ottocenteschi un po’ decadenti che caratterizzano il centro storico della più importante città della Turchia. Tutte le persone citate in precedenza stanno raggiungendo l’ormai mitico Gezi Park (luogo centrale della protesta anti-Erdogan) per festeggiare la vittoria dell’opposizione o, meglio, la non vittoria di quel “Sultano” che ha dominato gli ultimi anni di politica turca senza una vera e propria opposizione. Secondo quanto è stato detto dai media di mezzo mondo, infatti, un Partito Curdo è riuscito a ottenere il 12% a livello nazionale sconfiggendo i “cattivoni’ del partito islamico-moderato di Erdogan. In realtà le cose sono andate in maniera ben diversa, ma decisamente più bella, di come sono state raccontate. Infatti, per capire questo fenomeno elettorale, bisogna per prima cosa guardare il risultato elettorale con molta attenzione. A spoglio finito, il primo partito è sempre Giustizia e Libertà di Recep Erdogan, ancora Presidente della Repubblica in quanto quelle appena concluse erano Elezioni Parlamentari e non Presidenziali, che ha ottenuto un buon quaranta per cento di seggi, distante tuttavia anni luce da quel sessanta circa che era necessario al “Sultano” per cambiare la Costituzione senza consultare niente e nessuno, con uno stampo dittatoriale che purtroppo ha caratterizzato buona parte della sua vita di governo. Al secondo posto, finalmente con un buon numero di voti, è giunto il Partito Repubblicano, principale partito di centro-sinistra del Paese, che proprio dopo i fatti di Gezi Park, in cui ha preso decisamente posizione in favore dei manifestanti, è riuscito a ritrovare quel contatto con la gente comune che sembrava aver smarrito. Al terzo posto, con un pugno di voti in più dei nazionalisti-kemalisti che potrebbero allearsi con Giustizia e Libertà per formare un governo di destra, è giunto il partito curdo HDB guidato da Selahattin Demitras. Occorre subito sfatare un mito: quello guidato da Demitras non è un partito curdo. Esso è nato come tale, ma oggi è un partito nazionale favorevole all’indipendenza del Kurdistan, ma anche allo sblocco della questione Cipro, all’apertura alle minoranze di ogni tipo, all’ingresso nella UE e all’abolizione della pena di morte. Stiamo parlando di un programma che tocca ogni punto della politica turca, capace di parlare a tutti coloro che vorrebbero una Turchia libera davvero. Tutte queste persone ora sognano davvero la fine delle censura, del delitto d’onore, dei delitto negati e degli arresti della polizia segreta in stile Gestapo. Se Demitras vuole che tutti queste non siano soltanto utopie, deve tuttavia cercare un’alleanza programmatica con Repubblicani, partiti minori di sinistra e indipendenti progressisti per avere la maggioranza in Parlamento e provare a vincere le Presidenziali. Se questa alleanza diventerà realtà e sarà solida, i sogni di molti turchi potrebbero davvero diventare realtà. Luigi M. D’Auria