Torino – Formulare un giudizio storico sull’anno che sta per concludersi sarebbe un esercizio difficile e non scevro di elementi ideologici. Provare a rapportarci con l’anno appena trascorso dal punto di vista giornalistico, invece, può essere più interessante, anche per cercare di capire in che modo ci affacciamo al 2023 che inizierà tra poche ore.
Certamente la Guerra in Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio, è stata fin da subito “l’emergenza” di cui occuparsi e di cui discutere quotidianamente, facendo sparire la pandemia dal nostro lessico quotidiano. Un conflitto purtroppo non nato per caso, che testimonia come il Vecchio Continente possa essere, anche nel periodo che Fukuyama aveva definito della “fine della storia”, un campo di battaglia fra due nazioni e fra due blocchi ideologici.
Il tragico scontro che imperversa nell’oriente del nostro continente, con le sue pesanti ripercussioni economiche, ha quasi messo in secondo piano anche le elezioni politiche dello scorso settembre. Forse perchè la gestione del nuovo governo è stata meno distante dal precedente di quanto tutti si aspettassero o forse per un atteggiamento di endemica rassegnazione di fronte alla cosa pubblica che il nostro Paese si trascina da ormai trent’anni (atteggiamento che, a nostro avviso, non porta conseguenze positive alla nostra società civile, ma la rende anzi più permeabile dai populismi di ogni genere). In ogni caso, la politica viene percepita come sempre più distante dalla vita e dalle aspirazioni delle persone.
Il 2022, però, sarà anche l’anno delle proteste legate ai diritti civili, in particolare in Qatar (durante i recenti Mondiali di Calcio) e in Iran, dove una buona parte del popolo chiede un cambio netto di regime. Il modello della democrazia liberale, per quanto gravemente sofferente, dunque, mostra ancora di essere un modello possibile per la costruzione di società improntate al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo.
Gli spunti di riflessione, dunque, non mancano e il 2023 sarà un’anno certamente importante, in cui dovranno in qualche modo sciogliersi diversi nodi rimasti irrisolti durante la pandemia e l’onda lunga della crisi del 2008. La nostra testata sarà ovviamente presente, con rinnovata energia, nel suo nono anno di attività.
Ci avviciniamo alla doppia cifra e abbiamo deciso di puntare sulla continuità per l’immediato futuro. Innanzitutto continuità dal punto di vista contenutistico, con un’attenzione particolare alla cultura sportiva e al territorio torinese, le cui trasformazioni ci impegnamo a documentare con il consuete entusiasmo, senza dimenticare le possibili connessioni fra politica nazionale e internazionale, ambiente e cultura. In secondo luogo, continuiamo a dare fiducia al nostro staff di redattori e collaboratori, puntando su un giornalismo di qualità e d’opinione, diverso dalla logica delle breaking news e della quantità ad ogni costo. Donato D’Auria